La Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma smantellata. La famosa opera di Alfredo Pirri non c’è più. E non si sa il perché
Che succede alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea? Mentre gli occhi di tutti erano puntati su Milano e sulla settimana di eventi nati attorno alla fiera miart, da Roma giungeva il brusio di qualche polemica montante attorno al museo di Viale delle Belle Arti. Messaggeri: un paio di articoli della stampa, presto rilanciati da […]
Che succede alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea? Mentre gli occhi di tutti erano puntati su Milano e sulla settimana di eventi nati attorno alla fiera miart, da Roma giungeva il brusio di qualche polemica montante attorno al museo di Viale delle Belle Arti. Messaggeri: un paio di articoli della stampa, presto rilanciati da quel moltiplicatore universale che sempre più diventa Facebook. “Lavori in corso. Il cartello che annuncia disagi alla Gnam, la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, avrebbe potuto essere una buona notizia, l’annuncio che finalmente, dopo anni d’attesa, riprendeva vita il cantiere per l’ampliamento del museo e che le troppe opere d’arte nei depositi erano pronte a scrollarsi la polvere”, scrive il 6 aprile Il Giornale. Per poi svelare – a dire della giornalista – un’altra verità: “l’importante intervento che sventrerà le sale d’ingresso, e che terrà chiusa durante l’anno del Giubileo la collezione dell’Ottocento, serve a rifare ciò che è appena stato completato e a cancellare due opere d’arte commissionate dal ministero dei Beni culturali”. Si parla di cambiare posto a bookshop e caffetteria, si annunciano spese per tre milioni di euro: e poi lo smantellamento delle due opere, Filo rosso di Paola Grossi Gondi, e Passi di Alfredo Pirri, il quale non la prende bene e polemicamente rilancia i due articoli – ne seguirà uno sul francese Le quotidien de l’Art – sul suo profilo Facebook. E parte una ridda di commenti scomposti, soldi sprecati, arte sotto tiro, museo che cede alle leggi del marketing.
LAVORO DI RIORGANIZZAZIONE E RIORDINO DELLA GALLERIA
Come stanno realmente le cose? Il vero problema, sul fronte del museo, è proprio questo: non c’è una risposta. L’avvio di questi lavori, che comporteranno una reale rivoluzione alla GNAM, avviene nel più assoluto silenzio circa modalità, obbiettivi, tempi, costi: e questo non fa che alimentare le voci. Noi stessi abbiamo tentato di raggiungere la direttrice Cristiana Collu, la quale ha scelto di non commentare, rimandando per le sue posizioni alla nota ufficiale diffusa il 1 marzo: che annunciava il proseguimento del “lavoro di riorganizzazione e riordino della Galleria, già iniziato al suo arrivo il 1° novembre 2015”. Nella speranza di avere – prima o poi – informazioni su questi interventi che consentano a chiunque di farsi un’opinione in merito, qualche considerazione va fatta: a partire dal presupposto che una direttrice – specie una nuova direttrice, per di più arrivata con l’imprimatur di una riforma importante – ha il pieno diritto (anzi il dovere) di riallestire il museo dando il suo segno e il suo taglio. E poi sarà semmai giudicata per il suo operato in seguito. In questo quadro, una comunicazione più tempestiva ed efficace aiuterebbe ad evitare illazioni – più o meno fondate, questo per ora non lo sappiamo – e speculazioni incontrollate. Le opere smantellate, specie quella di Pirri, che occupava per intero la grande sala subito dopo la biglietteria, erano di importanza cruciale per il museo, anche amate da molti visitatori, probabilmente fonte di molte visite, entrate negli occhi di molti a Roma e non solo e motivo di gioco e divertimento per i più piccoli e le scolaresche. Un asset non da poco. Rinunciarci non può essere vissuto come un dramma o come una lesa maestà, ma bisogna capire nell’ambito di quale progetto, di quale riflessione. Cristiana Collu è libera di cambiare tutto, liberissima di realizzare uno spazio commerciale, un ristorante o un bookshop (siamo i primi, da sempre, a sottolineare l’importanza e la centralità di questi servizi ai visitatori) laddove un tempo c’erano delle opere, ma in presenza di qualche richiesta di chiarimenti dovrebbe darne. Anche questo è un dovere, come quello pienamente legittimo, di imprimere la propria linea e portare trasformazioni, cambiamenti e rivoluzioni.
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