Le relazioni pericolose tra videogiochi e videoarte. Le racconta una mostra allo IULM di Milano
“Se il film costituisce l’arte e la forma mentis del ventesimo secolo, i videogiochi sono l’arte e la forma mentis del ventunesimo”, scrive Matteo Bittanti nel testo critico che accompagna Game Video/Art. A Survey, in corso all’Università IULM di Milano fino al prossimo 31 luglio. La mostra, curata dal teorico milanese (che divide la sua […]
“Se il film costituisce l’arte e la forma mentis del ventesimo secolo, i videogiochi sono l’arte e la forma mentis del ventunesimo”, scrive Matteo Bittanti nel testo critico che accompagna Game Video/Art. A Survey, in corso all’Università IULM di Milano fino al prossimo 31 luglio. La mostra, curata dal teorico milanese (che divide la sua attività didattica tra Milano e gli Stati Uniti) insieme a Vincenzo Trione, affronta un tema stimolante e complesso: il rapporto tra videogiochi e videoarte. Tra un modo ormai classico di concepire l’immagine in movimento e un’attitudine totalmente nuova, frutto di rivolgimenti tecnologici e culturali di portata epocale. Ad aiutare i due curatori in questa impresa ci sono gli studenti del II Anno del Corso di Laurea Magistrale in arti, patrimoni e mercati, con il coordinamento critico di Anna Luigia De Simone. Un progetto espositivo, insomma, che è anche una piattaforma didattica, progettata per immergere gli studenti nella pratica della curatela, ma anche per spingerli a confrontarsi con linguaggi artistici e sperimentazioni creative che si nutrono del materiale visivo della loro generazione. I ragazzi, che si occupano anche di organizzare delle utili visite guidate, si sono confrontati con l’organizzazione di un evento culturale in tutte le sue sfaccettature: naming, grafica, allestimento, comunicazione, ufficio stampa, sfruttando l’evento come una vera e propria palestra.
Il tema scelto per la mostra è particolarmente importante perché i lavori, firmati da un folto gruppo di artisti internazionali e italiani (tra cui Joseph Delappe, Claire Evans, Marco Mendeni, Victor Morales, Paolo Pedercini e Palle Torsson) sono solo apparentemente delle normali videoanimazioni: si tratta in realtà di filmati realizzati con la tecnica del machinima. A partire da titoli popolari comeThe Sims, SimCity, Grand Theft Auto e Call of Duty, si realizzano film “girati” in tempo reale, utilizzando e modificando il motore grafico del software di partenza. Una pratica, nata ormai nel lontano 1996, che unisce video, cinema, animazione, software art e persino teatro e sceneggiatura. I videogame non sono visti come dei prodotti chiusi e standardizzati dunque, ma come piattaforme aperte, pronte per essere modificate, stravolte e remixate.
Le videoinstallazioni in mostra, che valorizzano la galleria dello IULM, uno spazio espositivo che non ha nulla da invidiare a quelli delle università internazionali, sono accompagnate da un gruppo di opere pittoriche di Miltos Manetas che da sempre si occupa di indagare le nuove estetiche e abitudini legate all’immaginario dei videogame. Infine, una chicca, che fa simbolicamente da ponte tra la videoarte storica e le nuove sperimentazioni videoludiche: in anteprima assoluta per l’Italia viene proposto The Night Journey, l’ultimo progetto di Bill Viola sviluppato insieme al Game Innovation Lab della University of Southern California di Los Angeles.
– Valentina Tanni
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