Lo Stato vuole privatizzare il Museo di arte contemporanea? A Teheran non ci stanno. Parte la manifestazione di piazza che congela almeno temporaneamente il progetto

Se in Italia i cittadini tenessero ai propri musei almeno un poco di quanto dimostrano di farlo in Iran, molte delle nostre inchieste avrebbero esiti molto diversi. È avvenuto infatti che la città di Teheran ha visto un gruppo di manifestanti convergere di fronte al Museo nazionale di Arte Contemporanea, fondato dall’ex regina, per protestare […]

Se in Italia i cittadini tenessero ai propri musei almeno un poco di quanto dimostrano di farlo in Iran, molte delle nostre inchieste avrebbero esiti molto diversi. È avvenuto infatti che la città di Teheran ha visto un gruppo di manifestanti convergere di fronte al Museo nazionale di Arte Contemporanea, fondato dall’ex regina, per protestare circa la decisione del governo di privatizzare lo spazio, cedendola alla Roudaki Foundation, come riportato dalla emittente locale Radio Zamaneh. La Fondazione, che fa capo ad un centro per le arti performative, porta il nome del poeta persiano del IX secolo. Dopo la rivoluzione del 1979 ha cambiato nome in Vahdat Hall, per poi ritornare di recente a quello originale. I cittadini ritengono che il Museo sia una parte integrante del patrimonio nazionale del Paese e pertanto inalienabile, soprattutto per ciò che concerne la collezione, rimasta intatta anche dopo la serie di significativi cambiamenti politici che l’Iran ha affrontato negli ultimi decenni, passando da un regime di chiusura all’Occidente alla cessazione dell’embargo e alla ripresa dei rapporti con Europa e Stati Uniti.

GLI ESITI DELLA PROTESTA
Sanzioni che non hanno impedito allo Stato di costruire una collezione di eccellenza con opere di Kandisky, Motherwell, Pollock, Rothko, Stella, tra gli altri, e un parco di sculture permanente con plastica di Ernst, Giacometti, Magritte e Moore, per dirne alcuni.
Il Governo ha tuttavia dichiarato, in seguito alla mobilitazione, soprattutto attraverso il Ministero che presiede alle questioni culturali, di aver congelato (almeno temporaneamente) il progetto e che nessuna cessione è attualmente in corso. Anche se alcuni documenti pubblicati da Architectural News e The Art Newspaper sembrerebbero far pensare il contrario, la marcia di artisti e comuni cittadini ha avuto almeno per il momento esiti molto positivi e ha sottolineato la centralità dell’arte nella vita quotidiana degli iraniani. A prescindere infatti da quelli che saranno gli ulteriori sviluppi di questa vicenda, questo coinvolgimento “dal basso”, diremmo noi, è un positivo segnale di come realmente la cultura possa rappresentare un faro importante per un popolo che sta cercando di costruite la propria identità.

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Redazione

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