Wim Delvoye apre un museo di 9mila mq a Kashan, in Iran. Mostre di artisti locali, residenze e quartier generale della sua attività
Che il disgelo abbia trasformato l’Iran in una piazza interessante, che prima dell’oscuro periodo politico che ha afflitto il paese, Teheran fosse una città ricca di fascino, cosmopolita, sofisticata e aperta all’arte era cosa nota. Ma oggi molti fattori sembrerebbero nuovamente confermarlo. Pochi giorni fa vi abbiamo infatti raccontato della protesta che ha visto i […]
Che il disgelo abbia trasformato l’Iran in una piazza interessante, che prima dell’oscuro periodo politico che ha afflitto il paese, Teheran fosse una città ricca di fascino, cosmopolita, sofisticata e aperta all’arte era cosa nota. Ma oggi molti fattori sembrerebbero nuovamente confermarlo. Pochi giorni fa vi abbiamo infatti raccontato della protesta che ha visto i cittadini coinvolti contro la decisione del governo di privatizzare la collezione e il museo di arte contemporanea locale. Oggi invece la notizia è che l’artista belga Wim Delvoye, molto noto a livello internazionale per le sue installazioni arcaiche e al tempo stesso provocatorie abbia deciso, in linea con la sua estetica di aprire a Kashan, città storica iraniana, tra le oasi più belle ai confini con i deserti, un museo di 9000 mq, che diventerà inoltre il quartier generale della sua attività. La struttura, che ospiterà il lavoro di Delvoye, ma anche mostre di artisti iraniani, nascerà in un palazzo in fase di restauro.
Il progetto, facilitato dai curatori della esposizione attualmente in corso al Museo di Arte Contemporanea a Teheran, prevede anche la realizzazione di residenze. Ma non è nei progetti dell’artista, grande collezionista di arte iraniana, rimanere per sempre nel paese. Il suo obiettivo è invece sostenere l’arte locale.
LUCI E OMBRE
Ma non è tutto oro quello che luccica e ci sono ancora molte barriere da sfondare. Atena Farghadani, ad esempio, arrestata nell’agosto del 2014 per i suoi disegni satirici sulla politica locale e per promuovere la libertà delle donne è stata negli scorsi giorni, come riporta Claire Voon di Hyperallergic sottoposta a dei test di gravidanza e verginità. Con questa azione si è preteso di indagare se la vignettista avesse preso o meno parte a relazioni sessuali illecite. Fattore scatenante una stretta di mano con il suo avvocato, avvenimento in seguito al quale avrebbe subito gesti osceni ed insulti dalle guardie carcerarie. Avvocato e artista sono stati entrambi assolti, ma nel frattempo è stata ordinata questa ulteriore angheria contro la volontà della Farghadani, per dimostrare agli attivisti che ella nel frattempo non avesse subito violenze sessuali in carcere. Negli scorsi giorni è stata decisa dalla corte d’appello una riduzione della pena a diciotto mesi. Tuttavia la detenzione della giovane, classe 1987, è stata molto dura, tra maltrattamenti, un isolamento di quattordici giorni e scioperi della fame, con un conseguente attacco di cuore nel febbraio 2015. Anche se si arriverà presto il lieto fine, con la sua liberazione, tutto questo non dovrà più accadere. Ed è una ulteriore sfida che l’Iran progredito dovrà affrontare.
– Santa Nastro
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