Cannes Updates: Poesia senza fine. Lo sciamano Jodorowsky continua a raccontare la sua storia
Ci sono occasioni in cui partecipare ad un evento diventa un’esperienza irripetibile per la memoria. Questo è capitato al cinema del Marriott Hotel per la proiezione dell’ultimo film di Alejandro Jodorowsky, all’interno della Quinzaine des Realizateurs, che si è conclusa con una standing ovation durata dieci minuti. Poesia sin fin è il secondo capitolo autobiografico dell’artista di origini cilene e […]
Ci sono occasioni in cui partecipare ad un evento diventa un’esperienza irripetibile per la memoria. Questo è capitato al cinema del Marriott Hotel per la proiezione dell’ultimo film di Alejandro Jodorowsky, all’interno della Quinzaine des Realizateurs, che si è conclusa con una standing ovation durata dieci minuti. Poesia sin fin è il secondo capitolo autobiografico dell’artista di origini cilene e parte proprio da dove si era fermato il precedente La danza della realtà, che prima di diventare film era un romanzo.
Molti in Endless Poetry, questo il titolo del film, gli spunti tratti anche da un altro racconto sempre firmato da Jodorowsky, Il figlio del giovedì nero. L’artista/santone ha proseliti in tutto il mondo: il suo indiscusso carisma a 87 anni gli ha permesso di produrre un film sfruttando le piattaforme di crowdfunding come lo farebbe un adolescente. Per ringraziare i finanziatori, ad esempio, ha avuto la geniale intuizione di pubblicare letture dei tarocchi ad personam su YouTube, con un successo da far invidia al migliore degli influencers 2.0.
UN SUCCESSO ANNI ‘70
Certo, i mezzi tecnici sono limitati e lo stile è quello vivido e a volte psichedelico della scena artistica e allucinogena degli anni ’70, ma Jodorowsky trasforma ogni ostacolo in una possibilità. Quindi se anche l’impianto è teatrale, i set poveri, i costumi kitsch all’inverosimile, il racconto è, invece, affascinante, pieno di trovate, d’inventiva, d’idee, di poesia, come recita il titolo che calza a pennello. Per la messa in scena l’autore attinge dalle fonti più disparate. Dal teatro eurasiano prende in prestito l’uomo ombra che si muove per spostare gli oggetti quando non servono più (vedi teatro giapponese del Bunraku), dall’esperienza del circo la pantomima e il gusto per il costume esagerato, la magia dai miti e dalle leggende della terra dove è nato. Tre anni fa, in un’intervista, chi scrive gli chiese in eredità un bacio e sembra che la trovata gli sia piaciuta perché in una scena fa ripetere il gesto ad un personaggio…
UN FILM VERAMENTE RIUSCITO
Niente scoraggia Jodorowsky, nulla può fermare la sua voglia di creare: se non ha soldi per pagare attori e troupe coinvolge figli, nipoti, amici e volontari e alla fine, non si sa come, non si sa per quale motivo ne esce sempre un capolavoro. Una meraviglia che fa commuovere ed emozionare il pubblico. Così mentre nelle sale del quartier generale di Cannes, Grande Teatro Lumiere e sala Debussy, ci sono i grandi registi, in questa piccola sala della Croisette dal decòr ormai antiquato, un grande regista riempie i cuori della gente con un miracolo d’umanità che è sempre meno frequente. Intanto Jodorowsky non fa in tempo a finire un film che già è al lavoro sul successivo, infatti ha distribuito proprio in questi giorni uno storyboard in edizione limitatissima (fotocopie rilegate) che si intitola I figli del topo. Any Clue?
-Federica Polidoro
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