Lo Strillone: fra creazione e ideazione Alessandro Mendini si racconta ad Antonio Gnoli su La Repubblica. E poi Museo archeologico di Reggio Calabria, Steve McCurry
“Provengo da una famiglia di collezionisti. Ricordo la quadreria in via Jan dove mio nonno aveva fatto costruire la casa all’architetto Piero Portaluppi. C’era di tutto. Casorati, Morandi, Fontana, Carrà, Campigli, Funi, Savinio. Mi piacevano enormemente le pitture di Savinio, il suo surrealismo mediterraneo. Ma anche le bottiglie di Morandi, in particolare quella da cui […]
“Provengo da una famiglia di collezionisti. Ricordo la quadreria in via Jan dove mio nonno aveva fatto costruire la casa all’architetto Piero Portaluppi. C’era di tutto. Casorati, Morandi, Fontana, Carrà, Campigli, Funi, Savinio. Mi piacevano enormemente le pitture di Savinio, il suo surrealismo mediterraneo. Ma anche le bottiglie di Morandi, in particolare quella da cui poi realizzava tutte le altre. Gli dava sopra un colore e poi la copiava. Era un ready-made. E a me sembrava un oggetto da cui magicamente ne scaturivano tanti altri”. Imperdibile l’intervista ad Alessandro Mendini firmata da Antonio Gnoli su La Repubblica: Quanta creazione c’è nel design? “La parola creazione si addice a Dio. Noi siamo degli ideatori. Ciò che scaturisce dalla nostra mente sono solo idee. Le mie ho tentato di realizzarle nella progettazione di alcuni oggetti e nella direzione di alcune riviste”.
“Fondi e spazi per i Bronzi sono di livello europeo. Ma ora tocca alla Calabria”. Sul Corriere della Sera Paolo Conti commenta il nuovo Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria, riaperto ieri “dopo dieci lunghi anni di lavori e 34 milioni di euro di denaro pubblico (non per costruirlo, l’edificio risale al 1959 e porta la firma di Marcello Piacentini, ma solo per restaurarlo). Incertezze, ritardi. Poi un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia perché il cantiere (con tanto di fondi) era finito in mano ai clan. Ma adesso si comincia davvero, da ieri è finito l’eterno limbo italiano dell’attesa, e la macchina deve partire”. Steve McCurry: “La foto ritoccata. Devo controllare di più le mostre“. È La Stampa e dare voce al grande fotografo che risponde alle polemiche: “Non sapevo nulla e non ho partecipato all’allestimento di Torino“. Cosa è successo? Qualcuno ha notato una sua foto ritoccata di L’Avana, “con un palo della segnaletica stradale che diventa la gamba di un passante”.
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