Lo Strillone: vedute d’artista sulla storia d’America da Tiffany e sul Corriere della Sera. E poi Fotografia Europea, Michelangelo e Vasari
Diane Arbus, Margaret Bourke-White, Linda McCartney, Dorothea Lange, Annie Leibovilz, Vivian Maler. Sono questa alcune delle artiste protagoniste della mostra Female views on the history of a great Country, curata da Denis Curti, una delle iniziative con le quali Tiffany & Co. festeggia l’apertura della nuova boutique in via Condotti, come spiega il Corriere della […]
Diane Arbus, Margaret Bourke-White, Linda McCartney, Dorothea Lange, Annie Leibovilz, Vivian Maler. Sono questa alcune delle artiste protagoniste della mostra Female views on the history of a great Country, curata da Denis Curti, una delle iniziative con le quali Tiffany & Co. festeggia l’apertura della nuova boutique in via Condotti, come spiega il Corriere della Sera. “Le più importanti fotografe americane raccontano la storia del loro Paese. Come spiega iI curatore, ‘tra le potenze mondiali, furono proprio gli Stati Uniti a farsi culla e dimora della seconda rivoluzione industriale, ed è stato proprio in questo grande Paese che l’invenzione della fotografia è riuscita, prima che altrove, a intrecciare la sua vita con quella della società civile e della storia nazionale’”.
Ancora fotografia su La Stampa, che va a Reggio Emilia che “s’illumina d’un immenso vortice d’immagini per il festival di Fotografia Europea che dura fino al 10 luglio, con concerti, feste, incontri casuali con artisti, sparsi nel reticolo della città vecchia, dagli ex chiostri cinquecenteschi di San Pietro al suggestivo Museo Spallanzani, a case private, botteghe, ‘non luoghi’ recuperati all’arte”. 5 secoli indietro con L’Unità, dove a tener banco sono le lettere scritte da Michelangelo a Vasari e ora in mostra a Firenze a Palazzo Medici-Riccardi. Documenti provenienti dal fondo privato dei fratelli Festari, eredi dei conti Rasponi-Spitrelli: “i Festari, aretini, anni fa paventarono la vendita dell’archivio Vasari, di loro proprietà, ventilando perfino l’interesse milionario di un ipotetico magnate russo. Quali che fossero le motivazioni, il ministero dei beni culturali vincolò a ragione l’archivio alla Casa Vasari ad Arezzo, dove si trova, e i titolari dovettero obbedire”.
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