New York Updates: prima grande galleria fotografica da Frieze. Una fiera senza sussulti: galleristi prudenti e stand spesso noiosi
New York è diventata impossibile quanto a prezzi, l’edizione americana di Frieze è particolarmente irraggiungibile a livello logistico e questo un po’ penalizza le vendite, la manifestazione sicuramente andrà bene, ma bisogna dire (si può dire?) che le ultime fiere mondiali sono state tutto meno che entusiasmanti. E, in più, partecipare è diventato costosissimo al […]
New York è diventata impossibile quanto a prezzi, l’edizione americana di Frieze è particolarmente irraggiungibile a livello logistico e questo un po’ penalizza le vendite, la manifestazione sicuramente andrà bene, ma bisogna dire (si può dire?) che le ultime fiere mondiali sono state tutto meno che entusiasmanti. E, in più, partecipare è diventato costosissimo al limite del proibitivo.
Ecco una chiave di lettura per spiegare l’offerta che caratterizza questa edizione di Frieze New York 2016. Una edizione prudente, non entusiasmante né sorprendente, composta ed educata. Poco ha potuto Victoria Siddall, nuova direttrice, contro la necessità degli espositori di non rischiare granché.
UN QUADRO POCO SCOPPIETTANTE
Tanti i “mercatini” per quella che, vista la location davvero scomoda, rischia anche quest’anno di essere una one-day-fair (insomma, si lavora come si deve solo il primo giorno). Anche le gallerie più importanti (Cheim&Read, White Cube, Matthew Marks, Lisson o Chantal Crousel giusto per non fare nomi, ma per certi versi con lo stesso imprintig si è comportato anche Gagosian – che debutta con la rinnovata collaborazione con Damien Hirst e perfino il sempre stravagante Gavin Brown) hanno optato per display semplici, rassicuranti, per pezzi di pronta vendita e non troppo ingombranti. Tante gallerie-negozio, insomma, e poche gallerie-progetto. Tra queste ultime belle le presenze di Marian Goodman che porta William Kentridge (con anche i bozzetti di Triumphs&Laments di Roma, di Fregus McCaffrey con uno stand tutto dedicato a Richard Nonas e di Fortes Villaca con le sculture di Los Carpinteros. Tra gli italiani niente male Alfonso Artiaco e poi la raffinatezza di P420 e Frutta.
In questo quadro poco scoppiettante (ma le vendite sono un’altra cosa e ricordiamoci che siamo in una fiera e dunque gli obbiettivi non sono divertire i giornalisti, ma prima ancora vendere tanti lavori a ottimi collezionisti) emergono con forza le sezioni speciali. Sia quella sui progetti, diretta da Cecilia Alemani di cui pubblicheremo domani la prima video intervista dopo la nomina di curatore del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia, sia le sezioni Frame, Spotlight e Focus. Nelle quali si riesce non sempre ma più spesso a respirare un po’ di rischio e di ricerca.
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