Se i dati registrati nella prima giornata di apertura al pubblico parlano di 55mila visitatori, ben più di quanti previsti, e quindi confermano come verosimile la proiezione che dai 500mila iniziali vede avvicinarsi a 1 milione il totale di quanti arriveranno sul Lago d’Iseo nei 16 giorni di opening, The Floating Piers di Christo non è certo immune da voci critiche.
Fra i primi a prendere la parola in controtendenza rispetto ad un’opinione pubblica e una stampa spesso entusiaste è stato – e non sorprenderà, conoscendo i suoi gusti – Philippe Daverio, che intervistato da bergamonews, ha definito l’installazione di passerelle galleggianti “un’attrazione, un’alternativa alle sagre di paese, quelle con la tenda e l’attrazione della donna cannone”. Ma la contrarietà dell’ex conduttore di Passpartout non è solo di carattere “sociale”: entra anche nel profondo della creazione, nell’insidiosa temperie dell’estetica. “Questa non è arte. L’arte è qualcosa di diverso, è altra cosa. Qui manca l’ambiguità e la complessità dell’arte vera, oltre alla ripetibilità. Uno ascolta duecento volte la fuga di Bach o ammira per centinaia di volte il Davide di Michelangelo e ogni volta percepisce una nuova sensazione. Se uno invece salisse per duecento volte sulla passerella di Christo entrerebbe nella categoria dei cretini”.
SIATE TRA QUELLI CHE POTRANNO DIRE CON ORGOGLIO ‘IO NON C’ERO’
Diversa, ironica, forse paradossale è invece la presa di posizione di Tommaso Labranca, che nel suo articolo su Libero naviga fra il (finto) snob e il mistico: “magari siete in fila per percorrere i quattro chilometri di camminata sulle acque promessi da The Floating Piers. Ebbene, ripensateci! Non fatelo! Tornate indietro! Magari provateci più avanti, ma non cercate di essere il primo individuo a percorrerla. La cultura popolare è piena di storie in cui il Diavolo aiutava a costruire un ponte sulle acque nel giro di una notte pretendendo in cambio l’anima del primo essere che lo avesse attraversato. In un’opera complessa come questa c’è di sicuro lo zampino di qualche diavoletto, per cui tornate a casa e salvatevi l’anima. Se non credete all’inferno, tenete almeno presente il fatto che in questa prima giornata sono previste almeno 30.000 persone disposte a tutto pur di dire ‘Io c’ero’. Siate tra quelli che potranno dire con orgoglio ‘Io non c’ero’”. C’è poi chi veste i panni del bastian contrario quasi per questioni di servizio, andando a cercare – fra tanti pro – anche i possibili contro al progetto.
È il caso dell’edizione bresciana del Corriere, che in un articolo firmato Mimmo Franzinelli: “Siamo dinanzi a un impressionante fenomeno di conformismo, in salsa provinciale. Sia consentito a un agnostico di non unirsi allo stuolo degli incensatori, in estasi dinanzi alla prospettiva di mettere i mutandoni (ancorché, grazie al cielo, transitori) al lago d’Iseo. […] Ci muoviamo nel regno dell’effimero, speranzosi che una furbata d’artista produca tanto marketing”.
– Massimo Mattioli
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