I turisti non vengono? E io allora aumento i prezzi. Sembra un paradosso, eppure vanno in questa direzione le ultime decisioni del Ministero delle Antichità dell’Egitto, spiazzato da un crollo verticale degli arrivi turistici determinato dalla diffusa percezione di pericolo a causa dell’instabilità e dei forti contrasti religiosi e sociali (si veda il caso Regeni). E dalla conseguente crisi nera per le casse dello stato, per il quale quello turistico è sempre stato uno dei maggiori introiti. Che fare, dunque? Puntare sul turismo di èlite, sembra essere la – disperata? – scelta: con l’annuncio della riapertura alle visite di gioielli come le tombe della regina Nefertiti e del faraone Seti I, ma con biglietti di ingresso a qualcosa come 100 euro. Non proprio per tutte le tasche.
AFFITTI RIDOTTI INVECE PER CAFFE’ E BOOKSHOP
Chiuse da diversi anni al pubblico per preservarle dal deterioramento, le due tombe si trovano sulla riva occidentale del Nilo, a Luxor, circa 700 chilometri a sud del Cairo. La Tomba di Seti I è – nel complesso dove si trova anche quella di Nefertari – la più grande della Valle dei Re; quella della Nefertiti, moglie di Ramsete II, gode di una ragione speciale di interesse per i tanti che conoscono il celebre ritratto scultoreo della Regina conservato a Berlino. Fra le altre misure varate dal Consiglio Supremo delle Antichità per affrontare l’emergenza c’è l’abbassamento degli affitti di bazar, caffè e negozi in tutti i musei e siti turistici del paese, per sostenere i problemi dei gestori sommersi dai debiti e il taglio del 75% dei prezzi dei libri venduti nei bookshop.
-Massimo Mattioli
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati