Basel Updates: un po’ Palais de Tokyo, un po’ Van Abbemuseum. Fabio Cavallucci racconta il suo Museo Pecci
Un “centro delle arti", non soltanto arte visiva, ma anche musica, teatro, danza, cinema, moda, architettura. Il direttore del Pecci di Prato anticipa ad Artribune gli highlights del progetto
“Un nuovo Centro per le arti deve essere un luogo di partecipazione e di creazione allargata. Questo cercheremo di dire a Basilea. Oltre, naturalmente, a qualche informazione sul Grand Opening e sulla mostra di apertura”. Il Centro in questione? È il Pecci di Prato, e chi ne parla è il direttore Fabio Cavallucci, che ha scelto i riflettori di Art Basel per presentare il suo progetto museale al mondo dell’arte internazionale: con un incontro in programma mercoledì 15 giugno alle 10 allo Swissôtel Le Plaza Basel (di fronte alla fiera), al quale prenderanno parte anche il Sindaco di Prato Matteo Biffoni, il Presidente della Fondazione Pecci Irene Sanesi e il Vicepresidente della Regione Toscana Monica Barni.
Quali sono i punti salienti del progetto museale che presenterai ai professionals a Basilea?
Il Centro Pecci intende diventare un nuovo tipo di istituzione artistica. Due sono gli indirizzi principali che si è dato. Il primo consiste nel puntare ad essere “centro delle arti”, non soltanto dell’arte visiva, toccando quindi anche la musica, il teatro, la danza, il cinema, la moda, l’architettura. Il secondo è di cercare di avvicinare l’arte alla società, sia attraverso un programma educativo di portata mai vista prima, sia affrontando temi che possano essere di interesse per la gente. In più attiveremo l’apertura serale. La gente comune oggi può interagire con il museo la sera, quando dopo il lavoro e lo studio può trovarvi un luogo interessante per sviluppare la propria cultura e per partecipare dialetticamente allo sviluppo della cultura generale.
Quali sono i musei internazionali a cui guardi per ideare il tuo progetto gestionale e culturale?
Sull’orario serale e sulla presenza della musica e delle performance un passo importante fu fatto dal Palais de Tokyo nei primi anni Duemila, alla sua apertura, con la direzione Bourriaud/Sans, ma poi sembra quasi che non ci abbia creduto fino in fondo, ed è tornato ad essere un luogo in gran parte basato su mostre. E non vorrei apparire presuntuoso, ma negli stessi anni cercavo di fare le stesse cose nella piccola Galleria Civica di Trento. Poi ci sono luoghi interessanti per il tipo di temi che affrontano: uno di questi è il Van Abbemuseum di Einhdoven. Ma su questo aspetto, su un certo sapore stuzzicante dei temi, che toccano aspetti intriganti della società contemporanea, mi hanno dato una grande lezione i musei e i curatori polacchi.
Alla presentazione parteciperanno anche il Sindaco di Prato e il Vicepresidente della Regione Toscana. Come saranno coinvolte le istituzioni nel futuro Pecci?
Il Centro Pecci è gestito da qualche mese dalla neonata Fondazione delle Arti Contemporanee in Toscana, la cui presidente, Irene Sanesi, è tra l’altro una vostra collaboratrice sui temi di economia e organizzazione delle imprese culturali. La Fondazione è stata creata dal Comune di Prato, e vedrà tra poco l’ingresso della Regione Toscana. Il coinvolgimento di Comune e Regione, per la quale il Centro ha anche la funzione di coordinamento del contemporaneo in Toscana, è dunque forte e chiaro. Naturalmente ci sono anche gli interventi privati, a partire dai soci fondatori, rappresentati dalla famiglia Pecci, che nonostante la recente scomparsa di Elena, per anni membro dei vari consigli di amministrazione, ancora sostiene con forza il museo.
– Massimo Mattioli
Mercoledì 15 giugno 2016 – ore 10
Swissôtel Le Plaza
Messeplatz 25, Basel
www.centropecci.it
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