Sono freddi numeri, ma danno la chiara misura da una parte delle dimensioni di quel colosso che è il Louvre, dall’altra degli stravolgimenti che la piena della Senna con correlate minacce di esondazione ha portato nei giorni scorsi a Parigi e in mezza Francia. Ora che i musei della Capitale – anche il Musée d’Orsay – hanno riaperto i battenti, i rischi paiono ormai dimenticati e si può guardare all’accaduto con distacco.
Facendo anche qualche conto: i 5 giorni di chiusura forzata hanno provocato al Louvre – il museo più visitato al mondo, attorno a 10 milioni di ingressi all’anno – la perdita di 120mila visitatori, pari a circa 1,5 milioni di euro di fatturato. Quanto un museo come il Maxxi di Roma perderebbe in 3 mesi di chiusura, giusto per dare un’idea. E i conti li stanno facendo – malvolentieri, c’è da scommetterci – anche le compagnie di assicurazione francesi: per le quali il costo delle piogge torrenziali e conseguenti inondazioni oscillerà tra i 900 milioni e il miliardo e quattro di euro.
In questi giorni è iniziato il lavoro di ripristino degli allestimenti museali, dopo che 35mila pezzi erano stati spostati in magazzini di stoccaggio come misura preventiva per una possibile piena della Senna. Più lente le operazioni per quel che riguarda il Dipartimento di Arte Islamica: le cui sale sono state letteralmente svuotate, e restano ancora chiuse in attesa di completare il ripristino.
– Massimo Mattioli
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati