“Paghiamo i profughi per essere inoperosi? Impieghiamoli nella cultura”. La proposta del soprintendente di Pompei

Il soprintendente di Pompei Massimo Osanna lancia l'idea al governo Renzi: tra i profughi ci sono architetti o ingegneri, e magari anche archeologi

I profughi già percepiscono dal Governo italiano una retta giornaliera per il loro mantenimento, senza, tuttavia, essere impiegati in alcuna attività lavorativa. La retta potrebbe, dunque, essere tranquillamente convertita in pagamento per prestazione d’opera al servizio della cultura”. Un’idea innovativa: che non arriva, come ci si potrebbe aspettare, da uno dei tanti politici ancora in campo in vista dei ballottaggi per le elezioni amministrative. Arriva da un professionista che affronta tutti i giorni i problemi sul campo, come il soprintendente di Pompei Massimo Osanna: che l’ha lanciata pubblicamente nel corso di un incontro per la firma del patto d’amicizia tra Pompei e Nola, nel nome dei rispettivi patrimoni artistici, archeologici e religiosi, avvenuto nella cappella San Paolino, interna al sito di Pompei.

UN SERVIZIO PER LA CULTURA A COSTO ZERO
E non si è trattato della classica boutade: Osanna si è rivolto ai diversi parlamentari presenti, chiedendo loro – come scrive Il Mattino – di farsi portatori della sua proposta al governo di Matteo Renzi. “In Italia arrivano centinaia di profughi laureati e con specifiche professionalità che percepiscono sussidi senza lavorare. Perché non impiegarli nei beni culturali?”. Certo, ma con quali mansioni?, si domanda il quotidiano. Osanna illustra la sua prima idea: “In via generale potrebbero essere inquadrati come giardinieri, oppure affidargli compiti di ripulire la città archeologica da cartacce. Di certo, tra i profughi che arrivano sulle coste italiane ci sono architetti o ingegneri, e magari anche archeologi. Molti di loro provengono da città culturalmente elevate ma che, purtroppo, sono costretti a lasciare per rigidi regimi politici”. Prevedibile, forse anche ammissibile l’obbiezione: ma non toglierebbero spazio ai tanti giovani italiani spesso preparatissimi ma che faticano a trovare lavoro in questo settore? “Ma i profughi oggi sono pagati per essere inoperosi, sarebbe un servizio per la cultura a costo zero”, è la risposta del soprintendente.

ATTENZIONE DEL MINISTERO ALLA PROPOSTA DI OSANNA
Aggiornamento: a stretto giro arriva oggi, 13 giugno – sempre sulle colonne de Il Mattino – la risposta del Ministero dei Beni Culturali, nella persona del sottosegretario Antimo Cesaro: “se ne può discutere. Se io volessi fare un esperimento in questo senso non partirei, comunque, dagli scavi di Pompei bensì dai siti minori”, ha precisato, citando, ad esempio, i sito di Liternum e la tomba di Scipione, ricoperta dalle sterpaglie. “È fondamentale, tuttavia, in questo percorso distinguere tre ambiti: una dimensione lavorativa, una sociale e una di integrazione culturale. La proposta deve essere valutata sotto l’aspetto puramente culturale e sociale. Noi accogliamo dei profughi e credo sia plausibile l’idea di non corrispondere emolumenti a persone per non far nulla. Non è né educativo né dignitoso. Queste persone, una volta accolte, per essere integrate devono sentirsi parte di una comunità e ciascuno deve prestare il proprio contributo. Si tratta di trasformare una emergenza in opportunità. In questa ottica guardo con attenzione alla proposta di Osanna”. A breve troverete comunque sulle pagine di Artribune un’analisi della questione a firma Stefano Monti.

Massimo Mattioli

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Massimo Mattioli

Massimo Mattioli

É nato a Todi (Pg). Laureato in Storia dell'Arte Contemporanea all’Università di Perugia, fra il 1993 e il 1994 ha lavorato a Torino come redattore de “Il Giornale dell'Arte”. Nel 2005 ha pubblicato per Silvia Editrice il libro “Rigando dritto.…

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