La situazione, e i relativi interrogativi, sono quelli classici che periodicamente si ripropongono in Italia: è giusto, è sconsigliabile, o invece è auspicabile e virtuoso, utilizzare siti archeologici o luoghi d’arte per tenere oggi concerti, sfilate di moda, party o feste varie? Va bene David Gilmour a Pompei? Va bene una sfilata di Fendi alla Fontana di Trevi? Il tema è annoso e affrontato con motivazioni variegate, spesso contrapposte. Quasi sempre ideologiche. E quindi spunta sempre fuori qualcuno che riesce a distinguersi per il cieco fondamentalismo, per l’inopinato catastrofismo. Riuscendo ampiamente ad annullare anche quel poco di buono che le proprie argomentazioni potrebbero pur avere.
ALL’INTERNO DEL CARCER TULLIANUM
Stavolta tocca all’Associazione Guide Turistiche Abilitate Roma: che interviene a gamba tesa, con un comunicato ai confini del farneticante, per attaccare la struttura che da alcuni giorni si sta allestendo nell’area centrale del Foro Romano per ospitare martedì 26 luglio l’evento Music for Mercy, un concerto che ha Andrea Bocelli come nome di spicco ma a cui parteciperanno anche altri artisti da tutto il mondo, oltre all’Orchestra del Teatro del’Opera di Roma. L’evento si terrà all’interno del Carcer Tullianum,“che le fonti indicano come prigione di San Pietro” e dove “si trova una delle prime raffigurazioni della Madonna della Misericordia, presente in un affresco datato XIII secolo”, precisa la nota citando Monsignor Andreatta, Amministratore Delegato dell’Opera Romana Pellegrinaggi, co-promotore del progetto.
UN PROCESSO ALLE INTENZIONI
Ma ciò che sfugge, nel documento, è quale sia il nocciolo del problema: “Siamo sicuri che le strutture non danneggeranno per nulla il pavimento e i resti dell’area?”, si domandano le guide, senza però dare risposte e dunque facendo bieco terrorismo psicologico facendo leva sull’ignoranza e la creduloneria di chi legge. Sul preziosissimo pavimento, ricco di testimonianze, si aggiungeranno segni nuovi, dovuti all’incuria degli addetti a del pubblico? Anche qui nessuna risposta, ovviamente. Tutto quindi si traduce in un processo alle intenzioni, che nasconde l’ormai stravista convinzione tutta italiana che “il patrimonio non si tocca”. Guai a farlo vivere, conoscere, valorizzare neanche a parlarne, è una bestemmia: noi dobbiamo solo “conservare” e “tutelare”. È del tutto evidente che mai e poi mail la Soprintendenza Archeologica avrebbe dato un permesso senza tutti i crismi e le cautele del caso, dunque se si vuole entrare nel merito di qualche anomalia ben venga, ma se si vuole fare solo del sensazionalismo si perde in partenza.
CONTRAPPOSIZIONE IDEOLOGICA
Ma le guide romane non sembrano soddisfatte, e alla fine dilagano nella contrapposizione ideologica, annientando forse l’unico punto che potrebbe essere almeno considerato, ovvero il fatto che alla Basilica di Massenzio, comunque all’interno del Foro, esiste già un palco montato negli stessi giorni per altre manifestazioni, e magari si poteva pensare di usare quello evitando disguidi e rischi. Ma la verità emerge poco dopo, quando si ricorda che “il 1 Luglio il Colosseo è stato chiuso in anticipo e varie aree sono state rese inaccessibili per un giorno, per permettere un festino con tanto di tavoli dorati, a piacere di alcuni politici e VIP”. Un “festino”, “tavoli dorati”: in realtà si trattava di un ricevimento organizzato dall’azienda che ha lautissimamente sborsato i denari per restaurare il Colosseo, senza nulla chiedere in cambio praticamente. Una polemica, questa delle Guide Turistiche, che ricalca l’articolo di Tomaso Montanari uscito proprio a ridosso dell’evento e che, per assonanza, qualifica le guide turistiche stesse. Tra l’altro autolesionismo a gogo visto che anche grazie a quel restauro le guide lavoreranno in un contesto di maggiore appeal e, in definitiva, lavoreranno di più. Una cosa, ripetiamo fino allo sfinimento, che accade in ogni realtà civile del globo, dal Louvre a Parigi al Metropolitan a New York: ma che in Italia diventa curiosamente sfruttamento e mercificazione. Solo che ormai non ci crede più nessuno.
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