L’ente privato madrileno, nato per conto e volontà dei coniugi Botin in Cantabria, provincia autonoma della Spagna, ha promosso l’iniziativa di una residenza per giovani artisti in una delle sue sedi più suggestive, una Villa Liberty – Villa Iris– in riva al mare. Quindi, Joan Jonas – già protagonista del Padiglione U.S.A alla Biennale di Venezia 2015 – ha scelto quindici artisti partecipanti in base al legame che questi hanno con il tema del paesaggio. Il progetto si è poi svolto articolato in una serie di iniziative outdoor: escursioni, visite a grotte con pitture rupestri paleolitiche e camminate nella valle del Nansa.
Gli artisti hanno svolto lezioni di gruppo con la Jonas e hanno supportato l’artista nella realizzazione della sua grande mostra retrospettiva Joan Jonas: stream or river, flight or pattern, a Santander fino al 16 ottobre, ma anche realizzato diversi interventi raccolti nella collettiva del workshop, aperta al pubblico fino al 10 luglio.
GLI ARTISTI
Tre gli italiani Saverio Bonato (Italia, 1991), Alessandra Messali (Italia, 1985) e Sara Bonaventura (Italia, 1982). Insieme a loro Aliansyah Caniago (Indonesia, 1987), Santiago Diaz Escamilla (Colombia, 1992), Galia Eibenschutz (Messico, 1970), Ariel Elisabeth Gout (Francia, 1968), Allison Janae Hamilton (USA., 1984), Sonja Silke Hinrichsen (Germania/USA, 1967), Noriko Koshida (Giappone, 1981), Carolina Redondo (Cile/Germania, 1977), Mara Streberger (USA, 1978), Yusuke Taninaka (Giappone, 1988), Phan Thao-Nguyen (Vietnam, 1987), Xavier José Cunilleras (Spagna/Messico, 1979), che hanno lavorato in tre settimane per il loro intervento lasciandosi ispirare e lavorando con i materiali più sorprendenti. Qualcuno ha polverizzato pietre, altri hanno creato pigmenti coloranti per stoffe, altri hanno dipinto lasciandosi influenzare da Goya.
LA GROTTA E L’ACQUA: IL MITO FEMMINEO
“Le escursioni più emozionanti” ha commentato Sara Bonaventura “sono state quelle alle grotte, che però non si possono immortalare. Ci sono diverse ipotesi interpretative legate a queste pitture, in particolare quella legata a riti sciamanici. Per il mio lavoro, mi sono lasciata inspirare in particolare dalle cosiddette veneri, probabili ex-voto, ma soprattutto dal fatto che storicamente, in diverse civiltà fin dall’antichità, le grotte siano state per secoli e secoli associate al femmineo, alla Natura Madre, alla fertilità,. Il titolo della mia installazione è Cueva de Las Aguas, un riferimento topografico reale al territorio della regione, una grotta con ritrovamenti paleolitici, ma al contempo un titolo simbolico, astrazione per sé, se è vero che la grotta senza l’acqua non esiste, come mi ha detto Joan.”
-Santa Nastro
http://www.fundacionbotin.org/
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