Apre The Keeper a New York. Immagini in anteprima dal più grande progetto curatoriale del New Museum
Sebbene l’ultimo trend sia il decluttering, ovvero la scienza del liberarsi con organizzazione di cose non più utilizzate, il New Museum va controcorrente e apre oggi con una mostra dedicata proprio al collezionismo e alla conservazione di oggetti e altre cose preziose...
“Questa mostra non solo presenta un’accurata scelta di artisti e delle collezioni del Ventesimo secolo, ma pone l’attenzione soprattutto sull’atto stesso del collezionare. Questa mostra vi farà conoscere individui che hanno avuto un invisibile, quasi autistico, atteggiamento di iconofilia” introduce Massimiliano Gioni, Direttore del Museo e curatore della mostra.
L’allestimento rappresenta, con più di 4000 opere, il più grande progetto curatoriale in assoluto nella storia del New Museum e ruota attorno alla nota installazione Partners (The Teddy Bear Project, 2002) di Ydessa Hendeles, una vasta collezione di foto di album di famiglia di persone ritratte con i loro orsacchiotti e peluche antichi (sono più di 3000 per essere precisi!).
L’INCIPIT CON UN ORSO DI PELUCHE
Il progetto, già esposto in altri Musei in passato (Ydessa Hendeles Art Foundation Toronto Canada, 2002; Haus der Kunst, Monaco di Baviera, Germania, 2003; National Gallery of Canada 2004; Gwuanju Biennale Korea, 2010, curata dallo stesso Gioni) sottolinea la relazione simbiotica che lega le persone ai propri oggetti. E in questo senso si sviluppa poi tutto il resto della mostra, che si estende su quattro piani e racconta la storia di diversi individui proprio attraverso gli oggetti che hanno scelto di conservare, salvare, collezionare o semplicemente fare. Dal gusto quasi Aldrovandiano, queste collezioni di rarità tratteggiano storie molto personali: il visitatore attraversa, così, diversi ambienti e sperimenta sensazioni e emozioni di opposta natura. E grazie ad una grande varietà di modalità di esposizione, The Keeper ricorda, infine, anche il ruolo che le istituzioni hanno come promotrici di cultura e di identità artistiche.
–Sarah Corona
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