Queste opere sono esposte illegalmente. E il governo Ucraino boicotta la Tretyakov Gallery di Mosca
Al centro della controversia un prestito dalla galleria dedicata a Ivan Aivazovsky in Crimea. Secondo lo stato Ucraino si tratterebbe di una violazione della convenzione dell’Aia del 1954
La denuncia arriva dal Ministero della Cultura dell’Ucraina ed è stata raccolta e raccontata dal giornale The Art Newspaper. Secondo quanto riportato la Tretyakov Gallery di Mosca starebbe esponendo opere illegalmente esportate dalla Crimea. Sarebbe dunque scattata la sollecitazione al boicottaggio “a causa della grave violazione della Federazione Russa di tutte le norme del diritto internazionale“, così avrebbe commentato il Ministro. “Il nostro Stato è privo di qualsiasi supervisione sulla conservazione dei beni culturali nelle terre occupate”. Al centro del j’accuse sarebbe la retrospettiva dell’artista Ivan Aivazovsky, un pittore nato in Crimea del XIX secolo, inaugurata il 29 luglio nella galleria moscovita. 38 opere sarebbero un prestito della Galleria Nazionale che porta il nome del pittore di paesaggi, che si trova a Feodosia, una città sul Mar Nero. Ma la questione è più complessa di quanto sembri.
UNA QUESTIONE LEGALE O POLITICA?
La città è una popolare località di villeggiatura di 85mila abitanti situata nel territorio della Crimea. Com’è noto nel 2014 un referendum popolare interno ha sancito l’annessione del territorio alla Russia, ma la comunità internazionale, l’UE, la NATO e l’ONU non ne hanno mai riconosciuto il risultato e hanno adottato conseguenti sanzioni politiche ed economiche nei confronti della Federazione Russa. Di conseguenza il prestito delle opere non è stato riconosciuto dallo Stato dell’Ucraina, per il quale Mosca avrebbe violato l’articolo 5 della Convenzione dell’Aia del 1954 che proibisce l’esportazione di beni da terre occupate e avrebbe dovuto richiedere una autorizzazione al governo ucraino per ottenere i dipinti di Aivazovsky da esporre in una mostra. Ma la replica della direttrice della Galleria è stata secca: “non abbiamo rubato nulla, né a Fedosia, né all’Ucraina. Abbiamo semplicemente preso in prestito le opere: è una pratica usuale tra Musei“. Secondo quanto riporta invece il giornale online newsme in un pezzo che ha come fonte il sito Obozrevatel, la galleria moscovita starebbe anche restaurando alcune opere. Sempre sullo stesso sito l’esperta in beni culturali Nikita Semenov asserisce che la controversia è politica, ma non legale. Ma la paura del critico d’arte ucraino Alexei Rogodchenko è che le opere a fine mostra non ritornino in Crimea. “Sono convinto che succederà. Non ho nulla contro Tretyakov, ma ho visto troppi casi“, ha commentato, anche se dalla galleria di Mosca fanno sapere invece che la restituzione è prevista per novembre a fine mostra. “In Crimea“, ha però continuato Rogodchenko, “c’è ancora un grosso patrimonio culturale il cui status rimane controverso. Tutto questo può ora migrare verso il territorio della Russia e la questione Aivazovsky può costituire un pericoloso precedente”.
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