Pensavate forse che, dopo aver recentemente rivelato all’universo mondo di aver avuto tre aborti, una scelta compiuta per restare libera e continuare a fare l’artista, Marina Abramović non sarebbe più stata in grado di stupirvi? Beh, vi sbagliavate: ma siete ampiamente giustificati, visto che sicuramente non avete ancora avuto modo di sbirciare le pagine del suo libro di memorie intitolato Walk Through Walls, che infatti sarà pubblicato nel mese di ottobre da Crown Archetype. Chi invece le ha compulsate, quelle pagine, è stata la scrittrice newyorkese Rachel Wetzler, che ne ha pubblicato un sorprendente estratto su Instagram, scatenando – prima di rimuovere il post – il popolo dei social network.
HANNO GRANDI TORACI E GAMBE CHE SEMBRANO DEI BASTONI
Di che si tratta stavolta? Di alcuni passaggi nei quali l’artista descrive il suo viaggio nel Nord dell’Australia alla fine degli anni ’70, assieme all’allora collaboratore e compagno Ulay. “Sono simili a dinosauri“, si legge tra l’altro con riferimento agli aborigeni australiani, nel brano più contestato, che in rete ha scatenato gli osservatori sotto l’hashtag #theracistispresent. “Sono veramente strani e diversi, dovrebbero essere trattati come tesori viventi. Anche se non lo sono”, continua lo stralunato e fantascientifico passaggio. “I loro lineamenti sono diversi da qualsiasi altro sulla terra; hanno grandi toraci (solo un cattivo risultato del loro incontro con la civiltà occidentale, e di una dieta ricca di zuccheri che contribuisce ad appesantire i loro corpi) e gambe che sembrano dei bastoni“.
RIFLETTONO LE MIE REAZIONI INIZIALI ALL’INCONTRO
Tardive, e anche pateticamente inutili, le scuse, fatte pervenire ad Artnet – che per prima ha sollevato l’attenzione sulla questione – tramite la casa editrice, che anzi tutto sommato ribadiscono la sostanza: “I brani in questione provengono da una prima prova non corretta del libro, e sono tratti dai diari che riflettono le mie reazioni iniziali all’incontro con queste persone, nel lontano 1979. Non rappresentano l’apprezzamento per gli aborigeni che ho successivamente acquisito grazie all’immersione nel loro mondo, che porto nel cuore ancora oggi”. Intanto, molti indigeni australiani hanno pubblicato immagini di dinosauri, sarcasticamente intitolate “Autoritratto”.
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