Il miliardario che ha dato il volto al Gordon Gekko di Oliver Stone apre una fondazione d’arte a New York
Collezionista e filantropo, J. Tomilson Hill sta per aprire la sua fondazione d'arte nel cuore di New York. Tra opere rinascimentali, barocche e contemporanee, sarà possibile ammirare una raccolta da 800 milioni di dollari
Chi è J. Tomilson Hill? È un miliardario di 68 anni, vice presidente della multinazionale Blackstone Group, un imprenditore impegnato in numerose attività. Pare, anche se non è stato mai accertato, che la sua persona abbia ispirato il personaggio di Gordon Gekko in Wall Street (regia di Oliver Stone, 1987), interpretato da Michael Douglas. Perché ne parliamo su Artribune? Hill è anche un famoso filantropo; è stato infatti presidente del Lincoln Center Theather, dello Smithsonian’s Hirshhorn Museum and Sculpture Garden; è stato nel board di Musei come il Met. Ha, inoltre, una collezione sterminata di pezzi di arte moderna e contemporanea. Nel 2014 la Frick Collection ha presentato una selezione di queste opere del periodo rinascimentale e barocco.
UNA COLLEZIONE DA 800 MILIONI DI DOLLARI
Ma non finisce qui. Nel 2017, il quartiere di Chelsea, già noto per essere una delle mete più interessanti dell’arte contemporanea, ospiterà la nuova galleria privata che porterà il nome del signor Hill. Anzi della sua Fondazione, la Hill Art Foundation: uno spazio sulla 24° strada accoglierà in autunno la sede che renderà pubblica la collezione privata, messa insieme alla moglie Janine, direttrice del Council of Foreign Relations.
Come spiega il New York Times, la collezione vale circa 800 milioni di dollari. Tra i progetti della fondazione c’è anche quello di offrire strumenti di formazione agli studenti della città, dal momento che i programmi legati all’arte nelle scuole stanno subendo anche nella Grande Mela drastici tagli. In tal senso, la Fondazione si offre inoltre come partner anche per le istituzioni già esistenti in città. Storie che potrebbero accadere anche in Italia? Forse, ma con alcuni accorgimenti. Lo stesso Hill spiega infatti al NY Times nell’intervista di Robert Pogrebin, che la motivazione fiscale e i benefici che ricaverà non sono l’ultimo dei motivi – insieme all’interesse culturale e alla attitudine filantropica – che lo hanno spinto a questa scelta. Ecco perché da noi non si può.
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