Negli anni scienziati di ogni provenienza e specializzazione ne hanno esaminato anche i più isolati dettagli, andando a studiare anche le più piccole tracce del contenuto dello stomaco, o della composizione del sangue. Del resto Ötzi, la cosiddetta Mummia del Similaun, quando fu ritrovata nel 1991 sulle Alpi Venoste, ai piedi del ghiacciaio del Similaun, al confine fra l’Italia e l’Austria, pose davanti alla comunità scientifica un caso preziosissimo: un essere umano di sesso maschile, risalente a un’epoca compresa tra il 3300 e il 3100 a.C. (età del rame), conservatosi con caratteristiche uniche grazie alle particolari condizioni climatiche esistenti all’interno del ghiacciaio.
PELLI DI DIVERSE SPECIE ANIMALI
A nessuno però finora era passato per la testa di andare ad indagare il guardaroba dell’Uomo del Similaun: ci ha pensato il professor Niall O’Sullivan, ricercatore dell’Institute for Mummies and the Iceman in Italy e dell’University College Dublin, che ha poi affidato i risultati della sua ricerca a un testo pubblicato sulla rivista Scientific Reports. Ne emerge che la faretra e i vestiti associati a Ötzi furono realizzate assemblando pelli di diverse specie animali, almeno sei o sette. In particolare la faretra per le frecce sarebbe realizzata con pelle di una specie selvatica, forse un capriolo, mentre la giacca sarebbe stata cucita con pelli di capre e pecore addomesticate. “Solo il cappotto testimonia la combinazione di almeno quattro pelli e due diverse specie“, precisa lo studio.
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati