Olimpiadi kafkiane. Cancellato per disorganizzazione un grande progetto di arte pubblica di Giancarlo Neri
L'installazione Paris Bar era prevista dai programmi culturali collaterali ai Giochi. Ma il turnover al Ministero della Cultura ha rimesso tutto in gioco e impedito la realizzazione dell'opera
Alla vigilia dell’inaugurazione delle Olimpiadi di Rio, vi abbiamo già ampiamente informati sulla ricchissima offerta culturale che farà da corollario al grande evento brasiliano, sia con gli eventi organizzati in città, sia – per quel che più ci riguarda da vicino – con quelli offerti da Casa Italia.
Ma dai media avrete sicuramente appreso anche della clamorosa disorganizzazione che caratterizza questi giochi, con le delegazioni costrette a provvedere da sole ai lavori per ultimare alloggi e sedi di rappresentanza. Disorganizzazione che ha colpito anche un grande artista italiano, da tempo impegnato a preparare un suo intervento di arte pubblica da realizzare in Praça Paris, nel quartiere Glória, zona sud di Rio.
1.415 SEDIE E 1.415 LAMPADE
Lui è Giancarlo Neri (Napoli, 1955) e la sua opera è Paris Bar, una grande installazione composta da 1.415 sedie e 1.415 lampade sparse per la piazza. Un progetto spettacolare, che si inserisce – o meglio, si sarebbe inserito – in un filone già noto dell’artista, che ha già realizzato interventi simili al Circo Massimo a Roma nel 2007, poi a Madrid (2008) e Dubai (2009). Tutto sembrava organizzato, curato dal produttore José Mauro Gnaspini, coordinatore delle azioni culturali pubbliche a Rio durante le Olimpiadi e le Paralimpíadi. Già trovati fornitori, magazzini, guardie per la sorveglianza.
Cos’è successo? Con l’impeachment del presidente Dilma Rousseff, il Ministero della Cultura è stato decapitato per essere poi ricreato dal presidente ad interim Michel Temer: ma la burocrazia è caduta in una sorta di limbo, i bilanci sono stati tagliati e interi programmi sospesi. Fra questi il progetto di Neri – che ha parlato di “situazione kafkiana” – da mesi in attesa in Italia di notizie che ormai non arriveranno più. E il ministro della Cultura, Marcelo Calero, appena rientrato da Istanbul dove era per la sessione dell’Unesco, si è chiuso nel più completo silenzio…
– Massimo Mattioli
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