È l’esempio paradigmatico per eccellenza di associazione di un simbolo ad un preciso momento storico, ad una specifica stagione, impresso a fuoco nell’immaginario collettivo per la sua capacità di evocare paura, violenza, sopraffazione, morte. Non esiste probabilmente nessuno al mondo che non associ istantaneamente la svastica alle drammatiche vicende legate al nazismo: eppure, com’è ampiamente noto, quel simbolo ha una storia lunghissima, del tutto avulsa dall’inopinato utilizzo che poi ne fecero Hitler e i suoi seguaci. Si tratta anzi di una delle immagini più diffuse fin dalla preistoria, menzionata nelle sacre scritture degli Indù, i Veda, e poi diffusa anche ad altre religioni come il buddismo. Più recentemente compare nei libri dello scrittore britannico Rudyard Kipling, e addirittura utilizzata dai Boy Scout, prima di essere abbandonata per evitare qualsiasi inevitabile associazione con il nazismo.
INCISA UTILIZZANDO UN ROBUSTO STRUMENTO IN OSSO
Ora giunge la notizia che quella che potrebbe risultare la più antica immagine conosciuta della svastica sarebbe emersa da scavi archeologici in corso in Bulgaria. Si tratterebbe di un pittogramma inciso su un frammento di ceramica risalente a oltre 5mila anni fa, trovato nel villaggio di Riben, nel nord-ovest del paese, secondo quanto comunicato dall’esperto Peter Banov. La scoperta sarebbe avvenuta in un cantiere allestito per esaminare una fortificazione romana del III secolo d.C.: scavando più a fondo, gli archeologi si sono imbattuti in un sito probabilmente databile al periodo neolitico, ad oltre 7mila anni fa. E fra gli oggetti individuati, ora sottoposto ad ulteriori analisi per determinare se possa precedere i pittogrammi egiziani, c’era il frammento con la svastica, realizzato probabilmente utilizzando un robusto strumento in osso.
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