È Buenos Aires la prima località a entrare nel programma di Art Basel Cities
Non solo fiera, ma soggetto che produce eventi culturali su larga scala, in ogni angolo del globo. A sei mesi dall’annuncio del progetto di Art Basel Cities, il colosso svizzero annuncia che sarà Buenos Aires la prima località ad aderire al programma
Se ne parlava dal mese di marzo 2016. Da quando cioè il responsabile dell’area business di Art Basel, Patrick Foret, aveva annunciato la nascita del programma Art Basel Cities, progetto a dire il vero ancora piuttosto fumoso nei dettagli, ma chiarissimo nel concept: ampliare l’area di interesse della fiera trasformandola in un vero e proprio soggetto che produca eventi culturali su larga scala, lavorando gomito a gomito con le municipalità di luoghi sparsi ai quattro angoli del globo. Tempo sei mesi ed ecco partire il pilota: è la capitale argentina, Buenos Aires, la prima città ad accettare la sfida, fissando con la fine del 2017 la dead line per vedere i primi risultati concreti.
Al di là delle dichiarazioni ufficiali di mutua soddisfazione da parte del direttore della fiera Marc Spiegler e del sindaco della città sudamericana Horacio Rodriguez Larreta non trapela nulla, ancora, su cosa di fatto preveda l’accordo, su come verrà strutturato lo sbarco di Art Basel in Argentina né cosa comporti. Ed è quindi interessante capire come questa importante presenza si relazionerà con arteBA, la fiera d’arte che da un quarto di secolo si tiene in città, e che con 110mila visitatori è stata la più visitata al mondo nel 2014 (nel 2015 ha incrementato ulteriormente gli accessi, con 120mila presenze registrate).
ART BASEL IN FRANCHISING
I numeri di un evento come arteBa confermano, nel caso ce ne fosse bisogno, che la scelta di Buenos Aires non è per Art Basel né casuale né affrettata. Il continente sudamericano, con l’appendice del Messico, è ormai da tempo una piazza tra le più interessanti per il mercato, e sembra quindi la palestra ideale per tentare nuovi format. L’indotto che Art Basel riesce a creare a Miami, dove ha messo radici dal 2002, è stimato in mezzo miliardo di dollari ogni anno: un bottino che fa ragionevolmente gola e che è facile immaginare, nel caso l’esperimento di Buenos Aires funzionasse al meglio, troverà presto nuovi proseliti.
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