Dopo Parigi e Metz nuova sede per il Centre Pompidou. Nel 2020 apre anche a Bruxelles

In un ex stabilimento della Citroen di 16.000 mq, il Centre Pompidou apre un nuovo museo a Bruxelles. Presta 120mila opere della collezione e affianca l’amministrazione nella progettazione culturale

A sei anni dall’inaugurazione della sua filiale di Metz, il parigino Centre Pompidou mette in cantiere una nuova sede: ma stavolta non in Francia, bensì a Bruxelles. L’annuncio di questa importante partnership del Museo di Parigi con il Belgio arriva da Serge Lasvignes, presidente dell’istituzione, unitamente a rappresentanti belgi, con un appuntamento per l’opening nel 2020. Arte moderna e contemporanea per una città che sicuramente non ne difettava, ma che anzi ha dimostrato di investire più di molte altre in Europa nel settore e che nel giro di tre anni vedrà una ex fabbrica automobilistica di 16mila mq, acquistata dalla Citroen nel 2013 per 23 milioni di dollari, trasformarsi in un hub culturale.

L’ACCORDO
Una nuova importante notizia sul fronte del contemporaneo, per una città fra le più dinamiche negli ultimi anni su questo fronte: con una fiera – Art Brussels – che si è appena spostata in cerca di spazi di maggior prospettiva, e con Independent che proprio qui ha tenuto la sua prima edizione europea, con tante nuove gallerie che scommettono sulla capitale (anche italiane, ultima a febbraio la romana Marie-Laure Fleisch), con un tessuto di fondazioni che ha pochi pari e una tassazione che nel settore ha fatto una dura concorrenza alla vicina Francia. Non si tratta solo di portare il brand Pompidou: l’agreement firmato il 29 settembre prevede infatti anche un prestito importante di 120mila opere della collezione e un lavoro di affiancamento nella strategia di nuove acquisizioni, oltre che l’expertise nella progettazione dei programmi culturali. Un lavoro di avvicinamento all’inaugurazione, come di moda in questi frangenti – vedi Louvre di Abu Dhabi o il nuovo museo di Hong Kong – darà vita ad una prima mostra pilota già nel 2018 di cui ancora temi e artisti sono ovviamente top secret. Insieme al nome del museo e a quello dell’architetto che sarà chiamato a lavorare sulla riqualificazione dello spazio e che sarà selezionato con una call aperta. Altissime invece le aspettative in termini di visitatori: oltre 500mila l’anno, nei piani del paese ospite e tra i 300 e i 600 posti di lavoro, diretti ed indiretti.

I BRAND CULTURALI
La nuova progettazione culturale passa dal brand. Sono sempre di più le amministrazioni pubbliche che scelgono di importare un marchio dotato di forte charme reputazionale o di farsi affiancare nella definizione delle proprie strategie da soggetti già posizionati. Non dissimile, con tutte le differenze del caso, è il progetto Art Basel Cities guidato da Patrick Foret, direttore delle iniziative Business, che vede infatti il know-how di Art Basel a fianco delle città che vogliono sviluppare dei progetti culturali di risonanza internazionale. Proponendosi come un partner nella costruzione dei progetti offrirebbe un supporto in termini di organizzazione, di network e di comunicazione, mettendo a disposizione naturalmente il potente portafoglio di contatti e di relazioni a livello internazionale. La prima località a sposare il marchio è stata Buenos Aires.

Santa Nastro

www.centrepompidou.fr

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Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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