Ecco come il cervello reagisce all’arte. La scoperta in Olanda
Uno studio dell’Università di Rotterdam svela il comportamento del cervello di fronte a immagini dichiaratamente artistiche: si attiva l’area della razionalità, a discapito dell’emozione
Il nostro cervello reagisce in maniera diversa di fronte a un’immagine se quest’ultima ci viene presentata come “arte”. E di conseguenza si modificano anche le reazioni emotive, che siano di apprezzamento, disgusto, commozione o divertimento. Si tratta di un’affermazione che a prima vista sembra scontata, tanto siamo abituati a vederla confermata ogni giorno nella nostra esperienza personale e collettiva di fruitori d’arte. Basti pensare, solo per restare alla cronaca più recente, all’episodio dei due teenager che lo scorso giugno posavano un paio di occhiali a terra nelle sale del Museo d’Arte Moderna di San Francisco, spingendo i visitatori ad assumere un atteggiamento radicalmente diverso nei confronti di quel semplice oggetto. In quel caso, a cambiare le carte in tavola era il contesto, cioè l’ambiente museale. O ancora, viene in mente l’episodio della povera donna accoltellata nei corridoi della fiera Art Basel Miami Beach nel 2015: la maggior parte degli astanti non intervenne pensando si trattasse di una performance. E naturalmente, c’è tutta la storia e la teoria del ready-made con cui fare i conti.
GLI STUDI A ROTTERDAM
Stavolta tuttavia, a complicare le cose, entra in gioco uno studio scientifico, che cerca di dimostrare la cosa con esperimenti e strumentazioni tecnologiche. Un team olandese dell’Università Erasmus di Rotterdam, guidato da Noah van Dongen, ha mostrato a un gruppo di 24 studenti una serie di immagini, alcune piacevoli, altre decisamente sgradevoli, e ha studiato la reazione di alcuni centri del cervello di fronte alle fotografie. Alle “cavie”, inoltre, era stato specificato quali immagini erano “reali” e quali invece opere artistiche. L’elettroencefalogramma ha dimostrato che la reazione di fronte alle immagini artistiche (o dichiarate tali) è meno emotiva e più razionale: il cervello è portato a valutare meno il contenuto e più altri fattori, come il colore o la composizione.
LO ZAMPINO DI KANT
Nell’articolo che presenta i risultati dell’esperimento, van Dongen fa riferimento nientemeno che a Immanuel Kant, suggerendo che la scienza confermi la teoria del filosofo tedesco espressa nella Critica del Giudizio (1790) secondo cui l’arte va fruita con un atteggiamento di contemplazione disinteressata.
La questione tuttavia è molto più complessa di così, come fa anche notare Jonathan Jones sul Guardian, in un articolo che ricorda come l’arte sia ormai da secoli una faccenda che ha anche a fare con l’emozione, l’azione, il ragionamento e non soltanto con la contemplazione. Ma soprattutto, saremmo curiosi di vedere il set di immagini utilizzato per l’esperimento: si trattava di fotografie di cronaca e di riproduzioni di dipinti? Oppure c’erano anche altre tipologie di opere d’arte? L’esperimento teneva conto della natura del medium fotografico e del nostro rapporto con esso? La risposta a queste domande spalancherebbe infatti la discussione generando nuovi, complessi interrogativi.
– Valentina Tanni
https://www.sciencedaily.com/releases/2016/09/160918180006.html
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