“Un palazzo che conosco molto bene, dove ho vissuto per diversi anni, in tre appartamenti diversi”: parla così Flavio Favelli (Firenze 1967, vive e lavora a Savigno, Bologna) di Via Guerrazzi 21, indirizzo dove si trova l’abitazione che ospita i suoi recenti interventi di pittura murale, e che dà il titolo all’intero progetto. Un instant show che dura appena due giorni, anzi due sere: venerdì 30 settembre la casa sarà aperta al pubblico dalle 17 alle 21, il giorno successivo dalle 18 alle 21. Nel 2002 lo stesso stabile, questa volta al piano terra, era stato teatro di una performance dell’artista (La vetrina dell’ostensione II, N.d.R.), oggi invece l’attenzione è posta sul primo piano, nella casa dove ha abitato fino a poco tempo fa la madre di Favelli, scomparsa all’inizio dell’anno.
CODICI FISCALI E BIGLIETTI AEREI
“In tutte le stanze, a parte il bagno, ho [letteralmente] dipinto sui muri i ricordi che affioravano”, continua Favelli e si riferisce alle pareti sulle quali attraverso stencil e colori compaiono biglietti aerei, banconote, insegne pubblicitarie e altri “tipici” soggetti dell’artista bolognese. Nella nostra fotogallery tra i caratteri ridipinti da Favelli di Libyan Arab Airlines, Alemagna e Bank of Biafra spicca un codice fiscale anch’esso testimone di un passato non troppo lontano, ma inesorabilmente in disuso.
UN ARTISTA DOMESTICO
Il rapporto con la casa, intesa come luogo degli affetti e della memoria, è per Favelli (per due volte alla Biennale di Venezia: nel 2003 tra i “clandestini” di Francesco Bonami, dieci anni dopo nel Padiglione Italia curato da Bartolomeo Pietromarchi) un tema ricorrente, che nel corso degli anni ha dato vita a diversi lavori. Passando dalle esperienze domestiche con Nosadella.due (che ha appena chiuso come abbiamo raccontato qui), la prima residenza d’artista aperta a Bologna, fatalmente in un appartamento, fino alla reinterpretazione integrale degli spazi della casa milanese del collezionista Carlo Traglio, per il progetto Casa Vhernier curato nel 2008 da Milovan Farronato. “Quando visitai l’appartamento”, ha scritto lo stesso Favelli per Come into my life, mostra allo Studio Pesce di Bologna del 2014, “ho pensato che potevo in qualche modo abitare questo grande spazio vuoto di oggetti e pieno di immagini. Come in un culto degli antenati, prima dell’alienazione, si celebra lo spirito delle stanze. Nel solco degli avi e delle loro squisite attenzioni moderne, i muri e le superfici iniziano a brillare come diamanti”. Lo statement per uno specifico progetto che, ci sembra, possa valere come esemplificativo di un percorso più ampio. Che ci porta ora, ancora a Bologna, al civico 21 di via Guerrazzi.
– Claudio Musso
30 settembre – 1 ottobre 2016
Flavio Favelli – Via Guerrazzi 21
Bologna, Via Guerrazzi, 21 (primo piano)
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati