Ragusa si apre alla street-art con la seconda edizione di FestiWall. Cinque artisti al lavoro sui muri del centro
Il debutto italiano di Evoca1, firma di pregio della urban art americana, accompagna fino al 18 settembre un nuovo appuntamento con il festival ospitato dalla località siciliana per riqualificare la sua periferia
L’esempio di Roma, con i lavori condotti negli ultimi anni in più zone lontane dal centro storico, ha fatto scuola. Ed è il Meridione, a dispetto dei luoghi comuni che lo zavorrano a una condizione di marginalità rispetto alla scena dell’arte nazionale, ancora una volta, a fare tesoro del modello e a implementarlo: dopo Catanzaro (con il progetto Altrove) è Ragusa a scegliere la street art come linguaggio intervenire sulle proprie periferie, vincendo il degrado grazie alla bellezza. Dopo una prima settimana di lavori si mostrano finalmente al pubblico, lunedì 12 settembre, i primi risultati della seconda edizione di FestiWall, la rassegna di arte pubblica più a sud d’Europa, che prosegue fino al prossimo 27 settembre con il lavoro sul campo di cinque grandi firme della scena italiana e internazionale.
LA PRIMA ITALIANA DI EVOCA1
Vincenzo Cascone e Antonio Sortino, ideatori con l’Associazione Culturale Pandora del programma, sono riusciti a portare per la prima volta in Italia Evoca1, statunitense di origini dominicane, figura tra le più interessanti emerse negli ultimi anni. Un top player chiamato a lavorare con una squadra di autentici fuoriclasse: l’italiano Agostino Iacurci e l’australiano Fintan Magee, l’argentino (di stanza però in Spagna) Hyuro e il tedesco Sat One. Attorno alla realizzazione dei loro pezzi, momento clou della rassegna, un ricco programma di workshop, laboratori e musica dal vivo, che contribuisce a integrare in modo ancora più stretto l’attività degli artisti con la vita della città.
UN QURTIERE DIFFICILE
I cinque street artist sono al lavoro su altrettanti muri scelti all’interno del cosiddetto “Selvaggio”. Un nome che è tutto un programma per uno dei quartieri più difficili della città, al tempo stesso periferia e anti-periferia: percepito come distante dal centro fino agli Anni Ottanta, quando ha vissuto una stagione di ipertrofica e disordinata crescita immobiliare, soprattutto in termini di edilizia popolare, e oggi riassorbito dal tessuto urbano di una città nel frattempo espansa. Un quartiere dall’identità irrisolta, insomma, scelto non a caso. Perché “lo scopo di FestiWall” spiegano gli organizzatori “è ridare un valore alle zone più ingrigite del tessuto urbano, dimostrando che l’arte pubblica può e deve avere un valore sociale”.
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