Terni Festival, una rassegna tra arte contemporanea e teatro di ricerca. In scena dentro cinque case sugli alberi
Dalle performance di Francesca Grilli agli omaggi a Josef Albers: c’è tanta arte contemporanea nel programma del Terni Festival, in scena dal 16 settembre. Con eventi e spettacoli allestiti in case sull’albero
Trenta appuntamenti, dieci giorni, nove première, cinque case sull’albero: torna dal 16 al 25 settembre Terni Festival internazionale della creazione contemporanea. “L’asse del Teatro” suggerisce la direttrice artistica Linda Di Pietro “è dedicato alla produzione e coproduzione, quello della Città all’utilizzo dello spazio pubblico per l’arte mentre quello della Foresta dà spazio alla ricerca e al rapporto tra arte e rigenerazione urbana”. Ed è proprio quest’ultima la proposta più sorprendente dell’edizione 2016: “Foresta è un progetto il cui orizzonte è ripensare la città come organismo vivo fatto di connessioni tra pratiche artistiche, city makers e comunità” racconta l’ideatore Leonardo Delogu/DOM-, che insieme a Christophe Meierhans, Friso Wiersum/Expodium, Michele DiStefano/MK e Veridiana Zurita abiterà per dieci giorni cinque case sugli alberi collocate sui tigli del viale d’ingresso del CAOS centro arti opificio siri a Terni.
GIOVANI ARCHITETTI PER LE CASE SULL’ALBERO
Ciascuna casa, progettata da un collettivo di architetti selezionati al termine di una open call internazionale che ha visto la partecipazione di circa novanta candidati, “sarà contenitore creativo e punto di osservazione privilegiato che fonde il sogno di abitare il cielo, la prospettiva a volo d’uccello e una visione a lungo termine capace di intravedere il futuro”: agli artisti sarà chiesto di lavorare su alcune idee e suggestioni per il futuro della città da realizzare nel corso di Terni Festival 2017 coinvolgendone la comunità e la storia. Tra le altre proposte “fuori formato” del Festival umbro vale segnalare almeno The Forgetting of Air, performance ideata da Francesca Grilli “che indaga l’abilità di vedere nell’oscurità ciò che, come le lucciole di Pasolini, appare nonostante tutto”, Squares do not (normally) appear in nature di OHT | Office for a Human Theatre, proposizione ispirata a Josef Albers che pone a confronto il pubblico con uno spazio senza attori attraverso esperimenti visivi e sonori e Film – Macchina della vista e dell’udito di Opera / Vincenzo Schino, che suggerisce: “Ci siederemo in quel luogo buio e ognuno di noi parteciperà ad una visione. Scorreranno davanti ai nostri occhi trenta metri di tela dipinta a olio in dodici scene che Pierluca Cetera ci propone come ciclo sull’apocalisse. La parola apocalisse vuol dire rivelare, togliere un velo. Dopo l’ultimo dipinto riposeremo gli occhi. L’attenzione sensoriale si sposterà dall’occhio all’orecchio. Adesso il teatro è dentro di noi e la nostra mente è una camera oscura che lascia emergere altre immagini”.
Michele Pascarella
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