“Perché questo museo? La scelta è dell’artista, ospite in Basilicata per periodo di residenza nel 2015, dal quale scaturirono due progetti: uno legato alla mostra L’albero della Cuccagna curata da Achille Bonito Oliva, e poi questa attuale esposizione. Fu lui che, dopo aver visitato diverse location, scelse questa: per la possibilità di installare i suoi lavori in reale dialogo con i reperti esposti nelle sale”. L’artista in questione è Tomaso De Luca (Verona, 1988), e chi ne parla è Aldo Colella, presidente dell’associazione Visioni Future, promotrice della mostra The Passive Vampire, appena inaugurata a Potenza nella sede del Museo Archeologico Provinciale. E si sofferma sull’importanza della scelta del museo, struttura di nicchia, abbastanza periferica, che con l’arte contemporanea cerca nuove aperture e nuovi dialoghi con i visitatori.
FRAGILE DIMENSIONE DEL CONTEMPORANEO
Il titolo muove da un libro del 1945 di Gherasim Luca, artista e poeta romeno: “la scelta dell’artista di prendere spunto da una figura anomala e geniale come quella di Luca rispecchia una ricerca che analizza i molteplici aspetti di un’opera e il suo contesto circostante”, chiosa Lorenzo Benedetti, curatore della mostra. E al contesto si legano strettamente la sculture polimateriche disseminate per le sale, che “sembrano essere sospese in una fragile dimensione del contemporaneo. Una fragilità sottolineata dalla serie di sculture in metallo la cui forma sottile le rende estremamente vulnerabili”, contestualizza ancora Benedetti. I risultati? Li potete vedere nella nostra ampia fotogallery.
IL CONTEMPORANEO AIUTA L’ANTICO
La ricetta proposta da Colella vale come interessante esperimento per una realtà, quella di un piccolo museo archeologico di un’area certo non tra le baricentriche nella mappa delle attrazioni del turismo culturale in Italia, che non merita di essere abbandonata a se stessa. I quasi settecento accessi registrati al museo nello scorso mese di agosto possono sembrare – e in termini assoluti lo sono – poca cosa, ma considerato che quasi raddoppiano quelli avuti nello stesso mese dell’anno precedente sono dato che conforta. E chissà allora che non sia proprio l’arte contemporanea a non fornire una mano ad una tipologia museale, quella dell’archeologico, che se resta legata ai canoni divulgativi più classici rischia di perdere attrattività. Gli esempi non mancano: pensiamo alla serie di mostre curate da Achille Bonito Oliva all’Archeologico di Napoli (partendo con Francesco Clemente nel 2002 e arrivando fino a Damien Hirst), ma soprattuto a progetti come quello firmato Valerio Dehò, che nel 2012 portò Ferdinando Scianna nella cornice di Palazzo Panichi ad Ascoli Piceno. Perché proprio le località più periferiche e meno appariscenti possono trarre beneficio da incroci di questo tipo.
Fino al 30 ottobre 2016
Museo Archeologico Provinciale
Via Lazio, 18 – Potenza
www.visionifuture.org
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