L’inaugurazione ufficiale è fissata per domani, lunedì 24 ottobre, anche se per vederla nella piena operatività sarà necessario attendere ancora qualche mese. È comunque tutto pronto, ad Harlem, per l’apertura del nuovo campus urbano della Columbia University disegnato da Renzo Piano: un’opera di enorme portata, forse più per i suoi valori sociali e simbolici che per il portato architettonico puro e semplice. Siamo infatti ad Harlem, nel quartiere di Manhattanville, all’incrocio tra il Martin Luther King Boulevard e la Broadway, zona della città avvolta da cliché di degrado ormai superati (in questo nostro report vi raccontiamo della sua rinascita), e che anzi operazioni istituzionali tanto forti contribuiscono a sdoganare ormai in modo netto e definitivo.
La forza del progetto di Piano, la possibilità che entri con il tempo nella mappa dei gangli più vitali della metropoli, sta proprio nella sua apertura all’intera comunità urbana: ci troviamo in fin dei conti a pochi isolati – un paio di fermate della metropolitana – dal polo centrale della Columbia a Morningside Heights, ma le differenze tra i due complessi sono concettualmente e visivamente macroscopici. Là si respira la profonda austerità del puro stile neopalladiano, qui una freschezza quasi da mall; là un’atmosfera inclusiva, con il retaggio dei vecchi muri di cinta che “proteggevano” la nascente élite culturale dall’esterno, qui volumi sollevati da terra, con il piano terra che diventa luogo dinamico, spazio da vivere e condividere con la collettività.
UN INVESTIMENTO MILIARDARIO
Il rinnovamento della Columbia costa la bellezza di 2,5 miliardi di dollari (250 milioni solo per il padiglione di Piano), investimento che da solo basta a fotografare la rilevanza dell’intervento. L’edificio firmato dall’architettoitaliano accoglie i laboratori e gli uffici del Jerome L. Greene Science Center – alto oltre 50 metri impegna complessivamente una superficie che supera i 130mila metri quadri – e si inserisce in un maxi programma, gettato su carta ormai dieci anni fa, che punta a rivoluzionare i circa sette ettari di West Harlem che da qui si estendono fino alle rive dell’Hudson con un totale di quindici nuovi edifici, tra cui spiccano altri tre grandi interventi. Il Lenfest Center for Arts (apertura prevista nel 2017), lo University Forum and Academic Conference Center (2018) e per ultima la University’s Business School disegnata da Diller + Scofidio (2021).
Un processo lungo e complesso, letteralmente rivoluzionario – l’avvio dei lavori fu contestato da parte dei residenti – anche dal punto di vista scientifico: il polo di Renzo Piano è infatti destinato ad accogliere tra gli altri anche il Mortimer B. Zuckerman Mind Brain Behavior Institute, centro all’avanguardia per lo studio delle malattie degenerative del sistema cerebrale, in primis Alzheimer e Parkinson. L’istituto, avviato con un’iniezione di 200 milioni di dollari, coinvolge 900 ricercatori da tutto il mondo. E promette di diventare un’eccellenza a livello internazionale.
LA FABBRICA CHE PIACE A OBAMA
Il nuovo campus si insedia là dove un tempo c’erano fabbriche – come la Centrale del Latte – e capannoni, affacciandosi da un lato sulla linea sopraelevata della metropolitana: la connotazione fortemente urbana, manifatturiera di questa zona della città rispecchia l’architettura di Piano, che ha alzato un volume in ferro e acciaio che lui stesso ha accostato, a livello ideale, al concetto di “fabbrica delle conoscenze”. Una fabbrica condivisa: con una galleria multimediale accessibile a chiunque, che aggiorna e informa sui temi delle ricerche che si svolgono all’interno. E con un inquilino speciale: Barack Obama, l’anatra zoppa che tra qualche settimana, lasciata la Casa Bianca e inaugurata la Biblioteca Presidenziale che aprirà nella sua Chicago, prenderà possesso degli uffici di rappresentanza proprio in questo edificio.
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