Nessun bookmaker l’aveva anche solo ipotizzato: Bob Dylan vince la 108° edizione del Premio Nobel per la Letteratura. Una sorpresa assoluta per la star americana, classe 1941, il primo cantautore a ottenere il più importante riconoscimento che il mondo della cultura assegni – e la conseguente borsa di circa 900mila euro. Innegabile il peso che l’artista ha avuto nella cultura popolare dell’ultimo mezzo secolo: un peso che sta alla base della motivazione della giuria dell’Accademia Svedese, che lo ha premiato – si legge – “per aver creato una nuova espressione poetica nell’ambito della grande tradizione della musica americana”. Impossibile anche solo abbozzare un elenco delle sue canzoni più celebri (da Blowin’ in the wind a Like a rolling stone), più semplice inanellare i premi e i riconoscimenti che negli ultimi anni ha mietuto: il Nobel arriva dopo Pulitzer del 2008 e dopo l’Oscar per la miglior canzone nel 2001 (Things Have Changed, inserita nel film di Curtis Hanson Wonder Boys).
LA LISTA DEI CONTENDENTI
Le ferree regole del Nobel prevedono che la shortlist da cui esce il nome vincente non possa essere divulgata prima di mezzo secolo dall’assegnazione – quest’anno, in pratica, si è scoperto chi era in corsa nel… 1966! – ma i rumors e i bookmakers hanno comunque determinato fin da subito un elenco di papabili. Immancabile il nome di Philip Roth (Stati Uniti, 1933), che sta alla medaglia dell’Accademia di Svezia come Leonardo DiCaprio sta(va) all’Oscar: accreditato di edizione in edizione come il più autorevole pretendente se ne è sempre tornato a casa a mani vuote. Tra gli altri autori dati come possibili Haruki Murakami (Giappone, 1949), lui pure indicato già da anni come meritevole del riconoscimento; ma anche Don DeLillo (Stati Uniti, 1936), il “papà” narrativo di Franzen, autore che ha traghettato fino ai giorni nostri il mito del “grande romanzo americano”. In pole position era invece dato Ngugi wa Thiong’o (Kenya, 1938). Tra gli outsider César Aira (Argentina, 1949), prolifico autore di romanzi brevi – ne ha editi circa una sessantina – e traduttore di chiara fama, considerato tra le penne più influenti dell’America Latina (per farsi un’idea del suo stile consigliamo Il marmo, edito in Italia da Edizioni Sur, con prefazione di Giuseppe Genna); e ancora il poeta Adonis (al secolo Alī Ahmad Sa’īd Isbir. Siria, 1930), Peter Nadas (Ungheria, 1942), Laszlo Krasznahorka (Ungheria, 1954), John Banville (Irlanda, 1945), Antonio Lobo Antunes (Portogallo, 1942).
L’ITALIA E IL NOBEL
Unici nomi italiani circolati, a dire il vero con percentuali di successo da prefisso telefonico, quelli di Claudio Magris e Dacia Maraini. Il tricolore, nella lista dei vincitori, resta allora associato a Dario Fo, scomparso proprio in queste ore, che vinse nel 1997; prima di lui ottennero il riconoscimento Giosué Carducci (1906), Grazia Deledda (1926), Luigi Pirandello (1934), Salvatore Quasimodo (1949) e Eugenio Montale (1975).
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