Festa del Cinema di Roma. Il documentario sui Rolling Stones in tour a Cuba

Ancora un film sui Rolling Stones, ancora una pellicola d’autore. Stavolta Mick & Co hanno chiesto a Paul Dogdale di documentare un tour dal significato speciale

Ciò che i confini e la politica separano, la musica unisce. È questo il senso di Rolling Stones Olé Olé Olé: A Trip Across  Latin America. Un film che va ben oltre il genere del documentario musicale, diventando una riflessione politica, sociologica, antropologica, religiosa. Accade così che il tour in America Latina della band diventi un modo per confrontarsi ogni volta con le realtà musicali locali, come i sambisti in Brasile o i mariachi in Messico, per riflettere su come il fenomeno globale del rock in occidente abbia, per esempio, ridotto a folklore espressioni musicali che nei paesi appena citati fanno ancora parte del tessuto sociale. L’aereo privato con la serigrafia della linguaccia, ormai brand universale, plana sulle favelas, sulle bidonvilles, sorvola l’oceano e i grattacieli delle sconfinate città sudamericane. Lì, causa dittature e restrizioni politiche, i dischi degli Stones sono finiti nelle liste di proscrizione per decenni, e il fenomeno è dunque recente, provocando deliri e fenomeni di fanatismo che in Europa e in America si vedevano giusto negli anni sessanta. In Argentina, per esempio, il Peronismo ha creato un tabù tale che, come per tutte le proibizioni, ha ottenuto l’esatto contrario: il movimento dei Rolingos, un fun club con venature settarie. Dove i membri si vestono usualmente con il merchandising dei loro idoli, li imitano per la strada e chiamano i figli Jagger o Mick.

GLI STONES A CUBA
Ma il film celebra soprattutto un evento straordinario: il concerto a Cuba. Che a inizio riprese era ancora in forse, una operazione così delicata da richiedere i medesimi meccanismi della diplomazia, tanto che la prima scena più che una riunione di produzione sembra un incontro dell’intelligence. La data scelta per l’esibizione, il 20 marzo, slitterà a causa di un altro evento (storico) che si inserisce nell’affollata agenda cubana di quella settimana, la visita di Barack Obama. Così Mick Jagger chiederà al suo manager, al telefono: “da quanto tempo un presidente non visita Cuba?”, “80 anni” si sente rispondere. E lui: “e doveva venire proprio il giorno del nostro concerto?”. Comunque, Obama è simpatico agli Stones e quindi spostano l’esibizione gratuita al 25. A quel punto arriva un’altra chiamata, quella del Papa, che ricorda che la nuova data coincide con il Venerdì Santo, e questo potrebbe vanificare l’impegno ecumenico profuso nella sua recente visita. Stavolta però Mick non cede, e i Rolling Stones salgono sul palco il giorno stabilito, confermando l’intera scaletta, compreso Sympathy for the Devil. Un film di bellissime immagini e di grande musica, con alcuni regali, come Honky Tonk Woman cantata da Jagger e Richards in unplugged, nel camerino. Assolutamente da vedere e ascoltare.

 – Mariagrazia Pontorno

www.romafilmfest.it

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