Matteo Renzi vuole il Ponte sullo Stretto di Messina. E Gaetano Pesce lo disegna così
Uno dei designer italiani più famosi al mondo raccoglie la sfida lanciata dal premier e presenta le bozze del suo ponte ideale. Un serpente di asfalto con 20 stazioni, in rappresentanza delle regioni italiane
“Vi sfido: se siete in condizione di portare le carte e di sbloccare quello che è fermo da 10 anni noi siamo pronti, noi ci siamo”. Non è dato sapere se qualcuno in casa Salini-Impregilo abbia preso sul serio o meno queste parole, pronunciate dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi il 27 settembre, alla festa milanese per i 110 anni di una delle imprese di costruzione più importanti del Paese. Parole riferite alla madre di tutte le utopie, quel Ponte sullo Stretto di Messina scongelato a corrente alternata da questo o quel politico come promessa apparentemente irrealizzabile – e prontamente irrealizzata; come miraggio di un radioso futuro di progresso e benessere (con buona pace di ambientalisti e dintorni).
Se sia stata boutade o meno, se il mondo dell’impresa risponderà positivamente o farà spallucce, lo scopriremo con il passare del tempo. Intanto, giusto per portarsi avanti, arriva la prima bozza di progetto. Bozza d’autore, se a firmarla è uno dei decani del design italiano, tra i creativi nostrani più noti all’estero: Gaetano Pesce.
“UNA FANTASTICA SORPRESA”
Pesce fa sapere da New York che quella dell’annuncio di Renzi “è stata una fantastica sorpresa. Ciò significa che l’Italia riprende la tradizione che ha abbandonato almeno da due secoli: realizzare delle grandi opere di architettura che il mondo ancora ci invidia”. Un commento sarcastico? Parrebbe di no. Anzi: sembra che l’architetto e designer faccia sul serio, se è vero che già presenta i dettagli della sua idea di Ponte sullo Stretto. Una bozza, poco più che uno schizzo; un progetto che non fa i conti con statica e costi, è chiaro, ma quanto a concept ha le idee non chiare. Chiarissime.
Niente lingue d’asfalto, ma una sinuosa serpentina a “esse” per eliminare il rischio di schiacciare troppo sull’acceleratore e insieme omaggiare la Sicilia disegnandone in pianta l’iniziale; e soprattutto l’idea di realizzare a sostegno dell’infrastruttura venti grandi piloni – uno per ogni Regione italiana – che concentrino attrazioni dedicate alle varie specificità locali. Partendo dalla tradizione dei ponti abitati – uno su tutti: Ponte Vecchio a Firenze – per creare un nuovo “ponte visitabile”.
EXPO GALLEGGIANTE
Proprio il concetto dei piloni abitati è, nel sogno di Pesce, caratteristica prima di fattibilità e sostenibilità. Perché a farsi carico dei costi di realizzazione di ciascuna struttura sarebbero le rispettive regioni, chiamate ad animare gli spazi a loro disposizione con negozi, ristoranti, alberghi, spazi espositivi, attività insomma capaci di generare reddito e riassorbire la forza lavoro che la cessazione dei collegamenti via acqua renderebbe per forza di cose superflua. Si andrebbe insomma verso una specie di Expo su acqua, “strumento di promozione dell’immagine dell’Italia nel mondo” continua Pesce, “ed un ritorno energetico per quelle parti del nostro Paese a volte dimenticate”.
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