Finissage per la Biennale di Liverpool che chiude il 16 ottobre dopo tre mesi e mezzo. Unica biennale britannica, si svolge nella città dei Beatles dislocandosi in 22 sedi, con una addizionale di mostre realizzate da partner e un fitto programma di eventi collaterali che spaziano dalla performance al talk. Sono piazze, gallerie, spazi pubblici, luoghi abbandonati, supermercati cinesi, ristoranti le sedi di questo percorso tutto sommato ben organizzato e compatto che si snoda nei più complessi nodi tematici quali Ancient Greece, Chinatown, Children’s Episode, Software, Monuments from the Future e Flashback (queste le sezioni). Diretta da Sally Tallant – per dieci anni a capo della programmazione della Serpentine Gallery di Londra – è stata una commissione curatoriale composta da Dominic Willsdon, Francesco Manacorda – da cinque anni direttore artistico della Tate di Liverpool –, Raimundas Malašauskas, Joasia Krysa, Rosie Cooper, Polly Brannan, Francesca Bertolotti-Bailey Ying Tan, Sandeep Parmar, Steven Cairns a selezionare i molti artisti presenti.
IL MEGLIO DELLA MOSTRA
Oltre alla fitta programmazione di incontri, tra le cose più interessanti ci sono state senz’altro i monumenti al futuro prossimo di Sahej Rahal, che racconta con le sue sculture scarnificate le icone di un tempo che non è ancora venuto. Bella e completa la mostra alla Tate Liverpool (che si rispecchia nell’accostamento tratto dalla collezione tra Tracey Emin e William Blake, all’interno del progetto Constellations). Con le splendide installazioni di Betty Woodman, protagonista anche della fontana pubblica nello spazio del boardwalk di Liverpool, poco distante, e incursioni nel passato, tra vasi greci e statue provenienti dalla classicità. Stupenda l’installazione Guests di Krzysztof Wodiczko, già progettata e esposta nel 2009 alla Biennale di Venezia, raccontando con le sue finestre smerigliate in video il tema della migrazione e il dramma dei migranti (con accenni interessanti all’Italia). Un buon lavoro, anche se chiaramente un po’ datato. Interessanti anche gli interventi di Koki Tanaka alla Open Eye Gallery – spazio non profit dedicato alla fotografia – con la sua ricerca sociologica sull’occupazione e la grande scala di Mariana Castillo Deball nell’area commerciale di Liverpool One. Ecco tutte le immagini.
– Santa Nastro
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati