“We’re popping the corks”. Stappano bottiglie e brindano di gusto le ragazze del team Vienna Design Week, per festeggiare il raggiungimento del compleanno a due cifre di questo festival, edizione 2016, pilotato come sempre dalla direttrice Lilli Hollein. Espressivo il logo della manifestazione nel rappresentare le cifre dell’anniversario nella forma di stanghette di zucchero colorato. Segni subliminali per il pubblico, fatti per suscitare irresistibili desideri infantili. Uno stimolo regressivo allo “stadio orale”, visto invece con malizia tutta freudiana. Beh, siamo a Vienna, no?
UN OMAGGIO ALLE TRADIZIONI DELLO JUGENDSTIL
E finalmente il via della kermesse nello stabile Bothe & Ehrmann in Schlossgasse 14. Rito iniziale e iniziatico come sempre, l’opening della Design Week viennese è il meeting point di partenza dei successivi innumerevoli appuntamenti con la creatività, con la fusione di materia e forma manipolata dall’artista. Perché, in un modo o in un altro, materia e forma sono fatte per incontrarsi, plasmando gli oggetti che quotidianamente ci circondano o con cui abbiamo un rapporto tattile, a partire dalla tazza del caffè mattutino.
Paradossale e senza reale controprova, l’idea aristotelica del rapporto tra natura e arte secondo cui “se la casa facesse parte dei prodotti naturali, sarebbe generata con le stesse caratteristiche con le quali è prodotta dall’arte”. E così ogni artefatto. Non un’idea buttata là, a caso, ma con premesse e implicazioni piuttosto impegnative. E cosa stava a significare? Che la natura e l’arte si completano reciprocamente, con la medesima finalità.
UNA ANTICA FALEGNAMERIA
Al recapito della festa, nonché quartier generale della “settimana”, c’è già molto in mostra, dal semplice al complesso, dal reale al virtuale. Il Bohte & Ehrmann, oggi in cattivo stato conservativo, risale al 1912-13, progettisti Ernst Epstin e Guido Gröger. Nasceva come falegnameria di mobili in stile per la monarchia e come showroom dei propri prodotti. Non spendiamo una parola di più del dire che è un esempio particolare e prezioso dello jugendstil, passato sotto tutela della soprintendenza; semplicemente la mostriamo all’interno dell’ampia documentazione fotografica.
– Franco Veremondi
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