Kazujo Sejima progetta a Tokyo il museo dedicato a Hokusai. Ecco le immagini
Inaugurato lo scorso 22 novembre, il piccolo edificio racchiude tutta la tradizione dell'acclamato maestro giapponese, dimostrando il suo rapporto intimo e viscerale con il quartiere, il parco e il tessuto circostante
È una questione di grande rispetto, del contesto e della tradizione, scegliere di chiamare uno studio di architettura “locale” – che poi tanto locale non è, essendo noto e premiato in tutto il mondo – per realizzare un’opera che proprio di quel contesto e di quella tradizione si fa portavoce. Parliamo del nuovo museo dedicato a quel genio di Katsushika Hokusai, pittore giapponese universalmente riconosciuto come il massimo rappresentante del movimento ukiyo-e, nato nel 1760 a Sumida, quartiere di Tokyo. Ed è proprio a Sumida – nei pressi del parco e dell’Edo-Tokyo Museum firmato, negli anni Novanta, dall’architetto metabolista Kiyonori Kikutake -, che Kazujo Sejima, dello studio SANAA – già premio Pritzker nel 2010 – ha pensato e progettato un piccolo edificio, simile ad uno scrigno, che fosse capace di contenere l’intera e preziosissima collezione dell’artista, fornendo alla comunità locale un importante punto di riferimento culturale. Esattamente li, nel cuore del luogo dove tutto è cominciato e da cui Hokusai non si allontanò mai, trascorrendovi quasi tutti i 90 anni di vita, come vi abbiamo raccontato nella nostra anteprima. In quel parco, infatti, un tempo aveva sede la Daimyo Residence, il palazzo di un signore feudale che gli commissionò alcune opere, oggi contenute nella vasta collezione del museo. Una connection forte col territorio e con la città, nonostante le dimensioni modeste della realizzazione architettonica: una miniatura quasi, ricca di dettagli di pregio, in puro stile sol levante.
IL PROGETTO ARCHITETTONICO
Il blocco monolitico in cemento, da 3279 metri quadri totali, è rivestito con una pelle metallica sottilmente riflettente che permette all’edificio di adattarsi immediatamente al contesto circostante. Un volume di cinque piani – un ipogeo e quattro fuori terra – in cui Kazuyo Sejima effettua, con precisione chirurgica, tagli che portano la luce direttamente al cuore del museo. Delle porzioni che slittano rispetto al volume centrale, creando bucature simili a fessure: forme geometriche rigorose, i cui spigoli si sviluppano anche internamente, dove passerelle e aperture assumono un aspetto triangolare. Nessuna curva dunque, ma spazi ritagliati ad hoc per assicurare sale espositive adeguate al contenimento, per esempio, di piccole stampe xilografiche del periodo Edo o de ‘La grande onda di Kanagawa’ – forse l’opera più celebre dell’artista – insieme alla serie “36 vedute del monte Fuji”. Il museo, declinato nelle tessiture materiche del metallo, del legno e del vetro, ospiterà sia la collezione permanente che gallerie per mostre temporanee, oltre che essere sede di una biblioteca specializzata sul lavoro di Hokusai, una sala conferenze – adibita ad accogliere seminari, workshop ed eventi –, uno shop e altri servizi accessori.
– Giulia Mura
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