Nuovi allestimenti, nuove sezioni, nuove donazioni. Cambia volto a Parma l’immenso archivio-museo del CSAC: ecco le immagini
L’archivio-museo del Centro Studi e Archivio della Comunicazione di Parma si rinnova ed espone opere inedite tra quelle conservate a milioni nelle sue collezioni nell’antica chiesa cistercense di Valserena
L’intenzione è quella di un rinnovamento continuo, di un flusso che porta le opere dentro e fuori dalle cassettiere e dai depositi, per creare percorsi sempre inediti che siano rappresentativi della collezione di proprietà dell’Università di Parma. All’insegna della multidisciplinarietà, compenetrazione tra tutte le discipline artistiche, conservazione di un patrimonio immenso, ricerca universitaria, costanti rivisitazioni e trasformazioni dell’allestimento. Dopo un anno e mezzo di apertura al pubblico dell’archivio-museo del Centro Studi e Archivio della Comunicazione, ben sette delle sedici sezioni in cui si struttura la visita sono state ora riallestite, talvolta prendendo spunto da mostre storiche ideate in passato, altre volte grazie al diretto coinvolgimento degli artisti. È questo il caso della cappella – il tema portante è Pittura, materia, téchne – dedicata a Concetto Pozzati che riprende la donazione di circa 110 opere fatta nel lontano 1968 pensando a una disposizione ideale della serie Ciao Roberta, nonché alla selezione di una serie di disegni particolarmente significativi che ora possono essere visti sulle pareti della Sala delle Colonne. Autobiografia, ricordo della moglie, oggetti quotidiani sono al centro di una profonda riflessione sulla famiglia, sulle origini e sulle radici dell’artista.
ARCHITETTURA, FASHION DESIGN, FOTOGRAFIA
Cambia anche la sezione architettura, dove i protagonisti ora sono Ignazio Gardella, Luigi Vietti e Roberto Menghi, mentre la star indiscussa della cappella dedicata al design è Enzo Mari, rappresentato attraverso oggetti significativi e progetti teorici, ma anche con un focus sullo statuto del design. Il progetto del corpo e Abitare la scena sono i due centri attorno ai quali ruota l’ideazione dell’abito: il primo raccontato attraverso una parte dell’ampio corpus dei bozzetti delle Sorelle Fontana – ma CSAC conserva un enorme patrimonio di autografi dei maggiori stilisti italiani del prêt-à-porter -, il secondo attraverso le creazioni per l’opera Armida messa in scena alla Fenice nel 1985. Inevitabile l’attenzione alla fotografia, le cui opere, insieme ai disegni, sono quelle più delicate dal punto di vista della conservazione, e quindi sostituite più spesso. Il centro dello spazio è dedicato a Nino Migliori, con i primi scatti ancora neorealisti e le sperimentazioni successive, come i celebri Muri; attorno, alle pareti, Mario Giacomelli e Gualberto Davolio Marani, oltre a un piccolissimo assaggio di quel che furono le grandi agenzie fotografiche come Publifoto e Dessena. Chiude il nuovo percorso L’archivio cresce, con le donazioni recenti di Mario Cresci – e non è un gioco di parole! – e di Pino Pinelli.
– Marta Santacatterina
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