Ritrovato un taccuino con 65 schizzi inediti di van Gogh? Ma il museo olandese: “Sono falsi”
La casa editrice Seuil è sicura della proprio expertise sui disegni ritrovati nell’archivio di un caffè molto frequentato dall’artista in Provenza. Ma il Museo van Gogh di Amsterdam non ha dubbi: i disegni non sarebbero dell’artista
Pochi giorni fa vi avevamo raccontato della nuova teoria su Vincent van Gogh che sta facendo discutere gli storici dell’arte. Si trattava del saggio di Martin Bailey, pubblicato di recente che accrediterebbe uno dei gesti più eclatanti della storia dell’arte – cioè il famoso taglio dell’orecchio – alla gelosia dell’artista nei confronti della moglie del fratello Theo. Fino ad oggi infatti tutti pensavano che le motivazioni di questo atto autolesionista risiedessero nel rapporto conflittuale tra Vincent e il collega e coinquilino Paul Gauguin. Bailey in Studio of the South fa risalire, invece, alla notizia del matrimonio tra il fratello Theo e Johanna Bonger la motivazione della depressione dell’artista. Oggi si torna a parlare di van Gogh ed è sempre un libro a scatenare la polemica. Questa volta a pubblicarlo è una casa editrice francese, la Seuil, che proprio in questi giorni a Parigi ha presentato Vincent Van Gogh, la bruma di Arles, il taccuino ritrovato.
UNA RACCOLTA DI DISEGNI INEDITI
Il libro, che uscirà simultaneamente questo giovedì in Francia, Stati Uniti, Giappone, Gran Bretagna, Germania e Paesi Bassi, preannunciandosi già come un vero e proprio caso editoriale, presenta 65 disegni e schizzi inediti attribuiti all’artista, ma non firmati. Gli schizzi sarebbero stati ritrovati in un taccuino nell’archivio del Cafè de la Gare di Arles, dove van Gogh avrebbe lavorato a lungo e prodotto una gran quantità di disegni durante il suo soggiorno in Provenza. Il che lascerebbe dei dubbi sulla paternità degli stessi. Dubbi sollevati peraltro dallo stesso museo van Gogh di Amsterdam, che ha disconosciuto l’autenticità delle opere, ritenendo gli schizzi delle “imitazioni con errori topografici evidenti”. I ricercatori del museo hanno dichiarato che lo stile dei disegni, realizzati eventualmente ad Arles, era insolito, soprattutto considerando il periodo in cui dovrebbero collocarsi, e soprattutto che non era raffinato, quanto “goffo” e “monotono”. Inoltre sarebbero stati eseguiti in inchiostro bruno, mai usato da van Gogh nel periodo in questione. L’artista, infine, non avrebbe avuto familiarità con i luoghi raffigurati. La pubblicazione è andata avanti ugualmente ed uscirà in 288 pagine a cura di Bogomila Welsh-Ovcharov, studiosa del pittore. Ai lettori l’ardua sentenza.
– Santa Nastro
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