Abruzzo tre anni dopo
Sono trascorsi ormai tre anni dal terremoto dell'Aquila. E gli studi avviati per un ripensamento delle tecniche manageriali e delle politiche culturali volto a una rinnovata competitività del turismo regionale non hanno saputo restituire alle velleità degli intenti risultati significativi. Né in termini di innovazione dei processi e dell’organizzazione né di ricchezza dell’offerta turistica.
Lo strumento di pianificazione parziale adottato a ridosso del sisma dell’Aquila del 2009 per il triennio 2010/2012, nel rilevare le falle di un sistema ancora allo stato progettuale, indicava come la strada da percorrere fosse ostacolata dall’assenza di un osservatorio turistico regionale (ancora oggi inattuato) volto allo studio e all’analisi della massa dati per la comunicazione del brand regionale.
L’insidiosità delle congetture circa l’esportabilità di modelli gestionali sviluppati altrove, al di là della reale utilità di una tale strategia, consiste nel perdere di vista la vera ricchezza del territorio abruzzese: un’area altamente tipizzata, con una ricchezza e varietà di fattori attrattivi tali da permettere una differenziazione turistica destagionalizzata.
Se ci si sofferma al solo dato numerico, l’incidenza turistica del territorio abruzzese è abbastanza scarsa se raffrontata ad altre regioni nazionali. Tuttavia, una politica di modernizzazione volta a coniugare le “risorse date” (natura, beni etno-antropologici, tradizioni locali) alle nuove tendenze contemporanee è senz’altro una delle strade da seguire per l’adeguamento dell’esperienza offerta alle aspettative delle presenze.
Sintetizzando senza svilire, si possono elencare i primi possibili passi della prossima strategia tusitico-culturale in un breve elenco di tre fasi contestuali e sinergiche: la costruzione di attrattori artificiali sulla base di operazioni di riuso e riallocazione di edifici dismessi, un’infrastruttura efficiente tale da consentire una maggiore integrazione tra costa ed entroterra e tra richiami culturali e naturali, congiunte alla creazione e ampliamento delle partenership locali, tanto pubblico-private che tra imprese.
Stefano Monti
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #8
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