Dalla querelle al dialogo
Le nostre orecchie ancora ricordano con sgomento l’improbabile amalgama di melodie pseudo-vivaldiane, batteria e basso elettrico che fece la fortuna del Rondò veneziano; nei nostri occhi restano impressi le colonne e i timpani spaesati di tanta architettura postmoderna. L’incontro fra antico e moderno può generare mostri.
È una miscela esplosiva, quella fra antico e moderno, che va maneggiata con cura. Ma quando lo si riesce a fare, i risultati sono straordinari, in termini di rafforzamento e moltiplicazione dei significati, di riflessione sulla storia e la creatività umana, di lettura del passato attraverso il presente, e viceversa. Gli esiti migliori li si ottiene, di solito, quando si evitano rischiosi impasti, e antico e moderno sono messi in condizione di interagire ciascuno nella propria compiutezza, con il fruitore nel ruolo di tessitore di legami.
Una modalità tipica per il raggiungimento di questo obiettivo è quella di assemblare contenitori e contenuti appartenenti a epoche distanti fra loro. Si tratta soprattutto di opere contemporanee che vanno a far visita a creazioni del passato (è il caso della mostra Arte torna Arte, in corso alla Galleria dell’Accademia di Firenze) o di rassegne di arte attuale allestite in suggestivi ambienti storici (dalle mostre del Madre nella chiesa gotica di Donnaregina Vecchia alle sculture di grandi maestri del Novecento che, nei mesi centrali del 2010, hanno popolato la Valle dei Templi). Ma non mancano esempi di dialogo a parti invertite: il modello insuperato resta quello offerto dalla Centrale Montemartini, a Roma.
Molto si è fatto, dunque, altro ancora si potrebbe fare, senza temere il confronto, anche stridente, e la contaminazione; superando la diffusa concezione sacrale del patrimonio, sempre – com’è ovvio – nell’assoluto rispetto dell’incolumità fisica del bene storico. La Penisola abbonda di chiese sconsacrate o da sconsacrare che aspettano di accogliere nel loro grembo il seme della contemporaneità, sia esso una mostra d’arte, uno spettacolo teatrale o un festone di musica elettronica.
Fabrizio Federici
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #8
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