Tradizione e futuro prossimo
La Sardegna, regione bella e fiera delle proprie tradizioni, è alla ricerca di un futuro per fare fronte a una crisi economica che in questi luoghi è aggravata da annosi problemi strutturali. I murales che animano le aspre rocce o le case dei paesi sono il segno tangibile del fermento creativo del territorio e della volontà di riappropriarsi del proprio destino: storie di umanità si uniscono alla satira politica e alla critica del sistema, per raccontare il patrimonio culturale dell’isola, tra passato e presente, tradizione e necessità di sviluppo.
Il cambiamento, si sa, è percepito in anticipo dalla sensibilità artistica, ma impiega poco a raggiungere la società e i suoi rappresentanti quando ad accelerare i lenti processi interviene una crisi economica senza precedenti. Nella regione si registra un PIL tra i più bassi della zona euro; il tasso di occupazione è al 48% e ogni giorno cresce il numero delle imprese chiuse e l’affanno di quelle che resistono stritolate tra la stretta al credito operata dalle banche e i ritardati pagamenti della pubblica amministrazione. Senza considerare il mai risolto problema dello spopolamento, che interessa le aree rurali dell’entroterra.
Problemi rimasti a lungo senza risposta, quando ecco che, in uno dei momenti di maggiore difficoltà, emergono dal territorio stesso le proposte di cambiamento (o di rivoluzione?), le risposte concrete all’immobilismo statale che sta paralizzando un intero Paese. Con il coinvolgimento della popolazione, invitata a esprimere il proprio parere, si lavora per estendere la Zona Franca Integrale, ora attiva in alcune aree portuali, all’intero territorio isolano: l’obiettivo nel medio e lungo termine è la costituzione di un regime fiscale agevolato per restituire competitività (e popolazione) all’isola e attrarre i capitali esteri, favorendo l’occupazione locale.
Ma non solo. Si rivedono le scelte del passato, anche in relazione a un altro settore fondamentale: il turismo. Ci si interroga sull’opportunità di costituire una flotta navale sarda, che offra servizi di trasporto “ad un giusto prezzo, in tutte le stagioni”, e non scoraggi i turisti con prezzi eccessivi, come finora è accaduto con le compagnie che percorrono la tratta.
Riflessioni queste che denotano un cambiamento profondo del “turista” che la Sardegna intende attrarre, perché l’esclusività dei luoghi non è data dalle persone che li frequentano, ma dalla curiosità degli occhi di chi vuole scoprirli e viverne l’autenticità.
Stefano Monti
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #16
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