We are in Ausculum. Il marketing territoriale pugliese
La Puglia ha fatto molto, negli ultimi anni, per accreditarsi come meta turistica, con iniziative più o meno riuscite. Tra le seconde rientra la campagna We are in Puglia, che nell’estate del 2013 ha tappezzato stazioni della metro e fiancate di autobus delle capitali di mezza Europa.
Sia per lo stile (colori saturi e luci artificiali) che per le situazioni scelte (improbabili pranzi fra i trulli e festini in capanne sul mare), le fotografie della campagna We are in Puglia non centrano l’obiettivo, anzi: danno l’idea di un mondo plasticoso, destinato a turisti poco curiosi, all’insegna del solito binomio sole e mare.
Fortunatamente, lo sappiamo, la realtà pugliese è lontana da questa rappresentazione: un territorio autentico e (con poche eccezioni) non patinato, in cui è bello lanciarsi all’avventura, alla scoperta di tesori inaspettati. Un esempio per tutti: i marmi policromi di Ascoli Satriano, l’antica Ausculum, in provincia di Foggia. I motivi d’interesse di questo corredo funebre della seconda metà del IV secolo a.C. sono legati non solo alla sua eccezionale bellezza, ma anche alle vicende dei due reperti più importanti, dai complicati nomi di trapezophoros e podanipter: ovvero un sostegno di mensa e un bacino, illegalmente approdati al Getty Museum e nel 2007 restituiti all’Italia.
Presentati in varie mostre a Roma e a Firenze nel corso del triennio successivo, i pezzi sono infine giunti alla loro sede definitiva, il polo museale della cittadina pugliese, in maniera simile a quanto accaduto ad altri capolavori restituiti dagli Usa o dal mare (la Venere di Morgantina, il Satiro danzante), sistemati, dopo un tour espositivo, in piccoli musei di provincia di cui costituiscono il vanto principale. Certo, al Getty i marmi avrebbero beneficiato di ben altra visibilità; poca cosa, tuttavia, in confronto a una comunità che si ritrova e si stringe intorno ai suoi beni più preziosi e intorno ad essi organizza il racconto della sua storia millenaria.
Fabrizio Federici
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #17
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