Nel luglio di quest’anno il ricchissimo Museo Archeologico Regionale Antonino Salinas, a Palermo, ha parzialmente riaperto le porte, chiuse dal 2009 per restauri. Fino al 4 novembre è stata allestita, gratuitamente, una mostra sul grande archeologo che fondò il museo e a cui il museo è intitolato.
Archeologia sacra è quella che propone, sempre a Palermo, il Museo della Martorana di fresca apertura: in alcune sale adiacenti alla Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio, rilucente di mosaici normanno-bizantini, sono raccolti frammenti di decorazioni rimosse a ogni nuovo rifacimento dello spazio ecclesiale. Una prece per le tante opere d’arte di epoca barocca vittime, un po’ ovunque ma specie nell’Italia meridionale, dei restauri di ripristino otto-novecenteschi.
Dai greci agli arabi, dai normanni alla civiltà democristiano-mafiosa che nella seconda metà del Novecento (e forse pure prima, e probabilmente pure dopo) ha tenuto in pugno la Regione, e di cui restano maestose testimonianze archeologiche nei numerosi edifici pubblici non finiti: piaga italica, ma qui particolarmente accentuata, al punto che il collettivo Alterazioni Video ne ha fatto un vero e proprio fenomeno artistico, ribattezzato Incompiuto siciliano, e ne ha eletto a capitale Giarre (provincia di Catania), dove tra le tante rovine nate come tali si annoverano un metafisico stadio per il polo e una piscina la cui vasca misura 49 metri di lunghezza. Si prevedevano la creazione di un parco archeologico e un Festival dell’Incompiuto, fermo alla prima edizione (2010): anche queste iniziative sembrano, per ora, incompiute, per antico vizio o con artistica intenzionalità.
Un’ulteriore sfaccettatura del rapporto tra archeologia e contemporaneità ce l’ha offerta, a pochi chilometri di distanza, la quarta edizione della Rassegna del documentario e della comunicazione archeologica di Licodia Eubea.
Fabrizio Federici
www.regione.sicilia.it/beniculturali/salinas/
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #21
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