Allarme città storiche. Troppo turismo fa male alle piazze? E a Venezia arrivano i conta-persone
Turismo, croce e delizia delle grandi città d’arte. Da un lato si fa tanto per incentivare i flussi, dall’altro si prova ad arginare le folle. Il dibattito incalza e coinvolge anche il Ministro Franceschini. Mentre Venezia prende provvedimenti…
Benedetto sia il turismo. Che porta economie, indotto, prestigio, ricambio, relazioni. E che rende onore alle bellezze di casa, fra paesaggio e patrimonio. C’è turismo e turismo però. C’è quello culturale, attento, informato, curioso, disposto a mettersi in ascolto e in contatto; e c’è il turismo mordi e fuggi, distratto, invadente, persino irrispettoso, avvezzo a nutrirsi di feticci vuoti e di chiasso. Ma soprattutto, c’è il turismo che in certi territori straripa, eccede, alterando contesti e opere: nei musei, in presenza di tele e culture preziose, un numero massimo di visitatori è stabilito in rapporto alle variazioni della temperatura ambientale e alla sicurezza stessa di tele e sculture. Idem per i siti archeologici.
Non esiste invece alcun limite per quelle orde di passanti che transitano ogni giorno da piazze e strade nei centri storici d’Italia. Teatri monumentali costellati di beni inestimabili: fontane, palazzi, ponti, statue, chiese. In certi casi affollati fino all’inverosimile. Basti pensare a Fontana di Trevi, Piazza San Marco, Ponte Vecchio, per citare giusto tre luoghi iconici. Ed ecco l’allarme. Troppa gente. Che significa anche, non di rado, rifiuti, atti di vandalismo, bivacco, soste su scalinate, sagrati, monumenti. Come ovviare al problema? Il dibattito è in corso.
DA ZAIA A FRANCESCHINI: SÌ AGLI ACCESSI LIMITATI, NO AI TICKET
Il governatore del Veneto Luca Zaia, ad esempio, ha spesso preso posizione. Intanto per consentire ai residenti una fruizione meno nevrotica e convulsa dei propri spazi. Nell’agosto del 2016 aveva detto: “Ragazzi e operai veneti hanno lo stesso diritto di visitarla di sceicchi e magnati russi“. Sacrosanto. Mentre lo scorso febbraio, sulle colonne del Corriere della Sera, suggeriva l’adozione di un numero chiuso per gli accessi. Proprio come se si trattasse di musei: “Venezia non può sopportare più di un certo numero di visitatori al giorno, quindi i flussi vanno rigorosamente regolamentati nei due unici punti di accesso a Venezia: piazzale Roma e la stazione ferroviaria. Non credo invece al versamento di una somma per ingresso e visita. Venezia deve restare alla portata di tutti. Sono convinto che un obolo (anche simbolico) ogni italiano lo debba mettere in conto, come contributo e segno di rispetto per una città universale; ma non concordo sul fatto che la visita diventi accessibile per reddito”.
È della stessa opinione il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, intervenuto in questi giorni sulla stampa nazionale: “Sono contrario al ticket. Non si può far pagare un biglietto d’accesso a un centro storico, a una piazza. Le città devono restare aperte, libere. Io sono contro la logica di una città a pagamento. Penso però che i luoghi dell’arte che hanno già oggi un problema di sovraffollamento, e che sono di per sé contenitori fragili, non possano contenere un numero qualsiasi di visitatori. Vanno tutelati”. Aggiungendo un raffronto internazionale: “Credo che i regolatori di accesso possano essere uno strumento utile: quando si superano certi numeri, non si fa più entrare fino a che chi è dentro non defluisce. Come, per esempio, si fa già a Dubrovnik”. Tuttavia, ha concluso, “è una scelta che spetta ai sindaci”. Troppo radicale come approccio? Probabilmente sì. Ma che in certi casi occorra studiare strategie per la gestione dei flussi è un fatto.
E A VENEZIA ARRIVA IL CONTA-PERSONE
Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, intanto, si è già portato avanti, con una delibera-quadro sul turismo (da condividere con lo Stato e altri enti) finalizzata proprio “a migliorare o limitare l’accesso alla città“. L’obiettivo: evitare che i veneziani, travolti da fiumi di visitatori annui (solo 10 milioni le presenze registrate nelle strutture ricettive) continuino ad abbandonare la città, sempre più difficile da vivere e divenuta progressivamente palcoscenico per grandi eventi a misura di masse in transito. Tra le misure individuate anche l’installazione di apparecchi in prossimità di aree strategiche, vedi il Ponte degli Scalzi, i tre ponti di attraversamento di Rio Novo e i moli di arrivo e partenza dei lancioni Gran Turismo (i barconi che trasportano comitive straniere). Dei veri e propri conta-persone, a cui si assoceranno nuove aree di ristoro per i turisti, inserite in una mappa tematica, una campagna di comunicazione e anche un incremento degli agenti di polizia locale. Perché il tema della sicurezza e della sorveglianza resti una priorità, ovunque: dai bagni nel Canal Grande e le corse dei motoscafi, a Venezia, ai monumenti imbrattati e le fontane barocche come piscine, nella Capitale. Il Ministero benedice, l’Unesco approva e i residenti ringraziano.
– Helga Marsala
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