LA MOSTRA
Si parte con una mostra che racconta gli inizi della pittura macchiaiola, percorrendo solamente un decennio, ma scovando i capolavori di quello che fu il periodo più felice per artisti come Giovanni Fattori o Telemaco Signorini, tra gli alfieri di quel periodo che unisce gli Anni Cinquanta e Sessanta dell’Ottocento. A offrire questa occasione è la GAM ‒ Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, in un progetto a cura di Cristina Acidini e Virginia Bertone. Intitolata I macchiaioli. Arte italiana verso la modernità, la mostra si pone inoltre da raccordo fra i territori interessati dal “movimento”: Lombardia, Piemonte e Liguria, con un itinerario che si snoda attraverso ottanta opere.
LA MOSTRA
Di tutt’altra specie è la mostra che la Venaria Reale dedica, nella Sala dei Paggi, a Elliott Erwitt. Il fotografo delle celebrities viene raccontato, in occasione del suo 90esimo compleanno, in questa importante retrospettiva, già messa in scena a Lecce, attraverso centosettanta scatti. Di lui scrive la curatrice Biba Giacchetti nel testo di accompagnamento alla mostra di Lecce: “Ricordo quando decise solo in tempi recenti di mettere mano al suo archivio a colori. Le tecnologie erano talmente cambiate che il colore aveva assunto un ruolo sostanzialmente diverso rispetto al passato nel campo della fotografia d’autore e anche Erwitt aveva deciso che era il momento di rileggere questo capitolo della sua produzione. Come tutti i fotografi della sua generazione, ha prediletto il bianco e nero per una scelta di autonomia e controllo del risultato finale. Ancora oggi Erwitt stampa ogni singola immagine in bianco e nero nel suo studio. Del bianco e nero ha amato la sintesi, lo ha usato per i suoi progetti personali, il colore era destinato principalmente ai servizi su commissione. Ma la sua tesi è sempre stata ‘Se una fotografia è buona, è buona, che sia a colori o in bianco e nero!’”.
IL MUSEO
Troverete la scelta sicuramente curiosa, ma il museo che abbiamo deciso di segnalarvi per questo numero dei percorsi è dedicato all’Antropologia Criminale, nel nome di Cesare Lombroso, fondatore della disciplina. Inaugurato nel 2009, a cento anni dalla morte dello studioso, non offre solo un’interessante visita per gli appassionati di cronaca nera ‒ tra disegni, foto, scritti ‒, ma anche, fino al 31 dicembre 2018, la possibilità di scoprire un sunto della collezione di Art Brut di proprietà del Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino. Le opere in mostra sono state realizzate all’inizio del secolo scorso dai pazienti dell’Ospedale di Collegno, affetti per lo più da malattie psichiatriche, e raccolte da uno studente di Lombroso, Giovanni Marro. Di Marro, per chi è interessato all’argomento, sono ancora rintracciabili saggi e letture che raccontano il rapporto tra arte e persone affette da questo tipo di disturbi.
MUSEO DI ANTROPOLOGIA CRIMINALE CESARE LOMBROSO
Via Pietro Giuria 15 ‒ Torino
011 6708195
http://museolombroso.unito.it
IL FESTIVAL
Non è un vero e proprio festival quello che segnaliamo a Torino, anche se la caratteristica diffusa e il grande numero di attività che fanno sì che il progetto assuma una componente, se non di rassegna, almeno di festa. Nella città del cinema e delle sonorità sperimentali una grande manifestazione spiega il rapporto tra musica e immagine in movimento attraverso un fitto calendario di eventi. “Per raggiungere grandi risultati due cose sono necessarie: un piano e la condizione di non avere abbastanza tempo”, sosteneva Leonard Bernstein. Al compositore è dedicato il progetto Soundframes, che si sviluppa attraverso passeggiate sonore, serate evento, esibizioni live, happening, performance, sparse tra Cinema Massimo e Mole Antonelliana e una mostra multimediale al Museo Nazionale del Cinema, dal cinema muto al videoclip. Per scoprire tutto il programma, che vanta anche una attenzione particolare ai non vedenti, basta visitare il sito web del museo.
DORMIRE
Per non allontanarsi dalla città e rimanere in “zona” vi consigliamo il Boston Art Hotel, poco distante dalla GAM, a metà fra la Crocetta e San Salvario. Fra le caratteristiche di questa struttura, che conta ottantasette camere, si segnalano le “camere d’arte”: il top del top è offerto dalla camera picassiana, ma ci sono anche stanze dedicate a Yves Klein, Giulio Paolini, Antonio Trotta, Nicola Bolla, per citarne alcuni.
MANGIARE
Gita fuori porta a San Maurizio Canavese per mangiare a La Credenza di Igor Macchia, non solo per il menu, ma anche per l’ambiente che vi accoglierà, con giardino orientale e orto con piante aromatiche.
BOSTON ART HOTEL
Via Massena 70 ‒ Torino
011 0361400
www.hotelbostontorino.it
RISTORANTE LA CREDENZA
Via Cavour 22 ‒ San Maurizio Canavese
011 9278014
www.ristorantelacredenza.it
‒ Santa Nastro
Articolo pubblicato su Grandi Mostre #13
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