Coronavirus e futuro. Parla la direttrice per l’Europa dell’Organizzazione mondiale del Turismo
Da Madrid la parola va ad Alessandra Priante, neo-direttrice per l’Europa dell’Organizzazione mondiale del Turismo. Un approfondimento sulle conseguenze del coronavirus nell’ambito delle attività turistiche.
Madrid è la sede istituzionale dell’UNWTO, United Nations World Tourism Organization, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di turismo mondiale. Nota ai più come OMT, Organizzazione mondiale del turismo, esiste dalla fine degli Anni Settanta con obiettivi come la promozione per un turismo responsabile, sostenibile e universalmente accessibile. Sono 159 i Paesi membri, con gli Stati Uniti in fase di rientro e oltre 500 gli affiliati, tra le imprese del settore turistico in tutto il mondo. L’Italia è tra le sei nazioni fondatrici insieme a Spagna, Germania, Francia, Cina e Giappone.
Da poco, finalmente, anche l’Italia ha un ruolo dirigenziale all’interno dell’OMT, il cui segretario generale dal 2018 è il georgiano Zurab Pololikashvili. Nell’autunno scorso, infatti, l’abruzzese Alessandra Priante è stata nominata direttore per la Regione Europa, area che comprende 42 Paesi, con la maggior parte degli stati membri della UE. Alessandra è un’economista prestata alla cultura, che ama il cinema e le arti in generale, specializzata in temi di cooperazione internazionale e con un’ampia esperienza diplomatica. Abbiamo parlato con lei per capire come e quanto la crisi sanitaria del Covid-19 condizionerà il turismo in Italia e nel mondo nei prossimi mesi.
L’INTERVISTA AD ALESSANDRA PRIANTE
L’Europa è oggi è un Paese unico. In assenza reale di confini, le misure sanitarie non dovrebbero essere condivise, prese cioè senza penalizzare nessuno stato membro?
Malgrado la globalizzazione, non esiste una scelta univoca tra i governi europei per affrontare quest’emergenza. È tuttavia molto importante quello che la Commissione Europea ha appena fatto, ossia la creazione di un team di “risposta” al coronavirus, composto dai Commissari dei trasporti, dei confini, della salute e soprattutto dell’economia (l’italiano Paolo Gentiloni), per la prima volta anche con un chiaro riferimento al settore del turismo.
Come ha reagito la OMT allo scoppio dell’epidemia in Cina?
La reazione è stata immediata, parlando di people’s first e di no panic. Subito il nostro segretario generale Pololikashvili ha voluto esprimere il suo sostegno al popolo cinese. La settimana scorsa ha scritto anche al presidente Mattarella e al nostro Ministero dei Beni e Attività Culturali e Turismo, perché l’Italia si trova in una posizione di grande esposizione. È chiaro che all’inizio il problema sembrava più circoscritto, ma ora la situazione si sta spaventosamente estendendo e nominare i singoli Paesi coinvolti sembra quasi più uno stigma che un aiuto reale.
Come state affrontando l’emergenza?
Stiamo lavorando insieme alla nostra Agenzia “sorella” in seno all’ONU, l’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, per monitorare e soprattutto consigliare i Paesi coinvolti, esortandoli a una comunicazione accurata, misurata e coerente. Cercando, cioè, di limitare i danni già molto evidenti come conseguenza dell’emergenza sanitaria. La dichiarazione congiunta OMS e OMT di qualche giorno fa è importante perché, in casi come questi, è fondamentale soprattutto garantire cooperazione e trasparenza, ma anche responsabilità.
Quali sono i rischi reali per il turismo in Italia?
Per ora è meglio non dare cifre allarmanti né numeri facili. Stiamo osservando l’evoluzione del fenomeno e stimando gli impatti a livello globale; ma è più prudente che le nostre stime non siano ancora rese pubbliche. Il turismo è un settore vulnerabile, ma anche uno dei motori dell’economia che, di solito, reagisce prima e, se ben gestito, si riprende più in fretta. Gli effetti però dipendono dalla durata della crisi. La prima variabile è infatti il tempo: il turismo è un’industria del domani e l’epoca dell’anno in cui ci troviamo è quella delle prenotazioni internazionali. Per Pasqua, temo che le cancellazioni in Italia siano già una realtà. Se persiste a lungo l’emergenza sanitaria, i cosiddetti long distance traveller potrebbero riprogrammare in fretta le vacanze estive verso altre mete dell’area del Mediterraneo, come Grecia, Spagna o Croazia.
In che cosa è diversa l’epidemia del Covid-19 dalla SarsCov2 del 2003?
L’epidemia di Sars del 2003 fu contenuta dal punto di vista sanitario, con un impatto limitato sull’economia occidentale e con effetti sul turismo solo in Estremo Oriente. La ripresa avvenne in circa tre-sei mesi, ma la differenza fondamentale, dal punto di economico, fu che diciassette anni fa la Cina era la settima potenza mondiale. Oggi non solo è la seconda potenza mondiale ‒con legami strettissimi con l’industria manifatturiera occidentale, che dipende quasi al 90% da componentistica proveniente dall’Asia ‒, ma la crisi epidemiologica ha colpito anche il cuore dell’Europa stessa. La Lombardia e il Veneto sono diventate uguali a Cina e Corea, dal punto di vista dell’immagine mediatica e dunque degli effetti sul turismo.
Si tratta davvero di una grave emergenza solo di carattere sanitario?
L’interruzione dei voli di American Airlines e Delta da e per Milano; la sospensione dei collegamenti aerei con la Turchia o il posporre eventi come il Salone del Mobile non sono certo notizie confortanti per la nostra economia. Stupisce invece, per esempio, ed è piuttosto contraddittorio, che in Germania abbiano cancellato l’ITB, la fiera internazionale del turismo, mentre il Festival del cinema di Berlino, con le sale piene, si sia svolto con normalità e abbia persino premiato un attore italiano… L’impressione è che in Italia qualcosa sia sfuggito di mano. E che, forse, la reazione degli italiani nell’affrontare l’emergenza sanitaria sia servita ora ad altri Paesi come esempio da non ripetere.
In momenti come questi, cosa sarebbe utile fare per il settore turismo?
Pensando al futuro, e all’eventualità di altre emergenze di questo tipo, è importante tenere in considerazione i diciassette obiettivi per lo sviluppo sostenibile proposti dall’ONU per l’agenda 2020-30, obiettivi tra l’altro condivisi dalla nuova Commissione Europea. Mi auguro che si comprenda, cioè, che il turismo deve continuare a rappresentare una grande leva economica per l’Italia e per tutti i Paesi coinvolti nell’epidemia. E che può davvero essere il settore chiave anche nella ripresa. Eventi di tale portata stimolano a programmare meglio tutto il sistema turistico, in maniera più sostenibile: la lezione ci insegna a essere coerenti nella gestione dei flussi, in quantità e qualità, che siano proporzionali cioè ai territori di destinazione.
‒ Federica Lonati
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