
Mese dopo mese, ondata dopo ondata, la geografica turistica dell’era pandemica resta definita da un perimetro incerto. In questo scenario il turismo di prossimità sembra offrire maggiori garanzie, oltre a sfoderare novità architettoniche di indubbio interesse, specie nel settore delle “vacanze esperienziali”.
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Casa Ojalá. Photo © Luca Miserocchi
CASA OJALÁ IN PROVINCIA DI SIENA
Caso esemplare è quello di Casa Ojalá, installata per la prima volta nell’estate 2021 nella tenuta di Castiglion del Bosco, a Montalcino (Siena), nei 2mila ettari che Massimo e Chiara Ferragamo hanno affidato alla gestione del gruppo Rosewood Hotels & Resorts da gennaio 2015. In anticipo sui temi più dibattuti dalla comunità architettonica internazionale all’inizio della pandemia, già in occasione del debutto – alla Milano Design Week 2019 – il prototipo abitativo progettato dall’architetta italiana Beatrice Bonzanigo fissava fra i propri punti forti la capacità di diventare, all’occorrenza, una piattaforma all’aria aperta. Completamente apribile e riconfigurabile; essenziale, ma raffinatissima. Struttura cilindrica, tecnologie ispirate alla nautica, finiture in legno d’okumè, Casa Ojalá è un concentrato di maestria tecnica di cui possono godere due ospiti in contemporanea.
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Casa Ojalá. Photo © Luca Miserocchi
LE CARATTERISTICHE DI CASA OJALÁ
Nei suoi 27 metri quadrati, oltre al pilastro strutturale che la fissa al suolo, dispone di appena due elementi inamovibili: la vasca da bagno e il caminetto a bioetanolo, presenze scultoree e sinonimo di intimità domestica. Tutto il resto può subire una metamorfosi, così da accordarsi allo spirito degli ospiti, alle peculiarità del luogo, alla mutevolezza delle ore. Binari e sistemi a scorrimento consentono di far scomparire (e riapparire) le partizioni interne ed esterne; carrucole e manovelle permettono di celare temporaneamente l’ingombro di un determinato volume. Dotata di pannelli a energia solare, di un sistema di raccolta dell’acqua piovana e di un impianto di purificazione per le acque, Casa Ojalá punta alla produzione seriale e alla dimensione internazionale. E chissà che, partendo dalla Val d’Orcia, non riesca davvero a far vivere ai viaggiatori esperienze senza limiti nella natura, in un mondo libero dalle restrizioni.
‒ Valentina Silvestrini
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #63
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