Non si è aggiudicata la nomina a Capitale Italiana della Cultura 2024, che è arrivata comunque sul versante Adriatico e proprio tra i confini marchigiani, a premiare la città di Pesaro. Ma Ascoli, nella decina finalista per il titolo, è indubbiamente un centro che merita di essere scoperto, per la storia che porta in dote e per la capacità di rilanciarsi nel presente come capoluogo di un territorio – il Piceno – denso di punti di interesse artistici, paesaggistici, gastronomici, calati in contesti anche molto diversi tra loro. La posizione della cittadina consente infatti di raggiungere agilmente la costa e l’Appennino, spaziando tra borghi marinari e sentieri immersi nella natura del Parco dei Monti Sibillini.
Prima di muoversi, però, è d’obbligo una ricognizione della città di travertino, attraverso le rue (le “rughe”, forse di origine italica, che modellano e danno forma a quartieri e sestieri), le piazze, i ponti di un abitato che ha conservato la sua dimensione raccolta, con le torri gentilizie di epoca romanica (le cosiddette “cento torri) a scandire lo skyline del centro storico. Quindi vediamo come trascorrere un weekend per conoscere Ascoli e il Piceno.
L’ITINERARIO NEL CENTRO STORICO DI ASCOLI PICENO
Camminando tra i vicoli di quello che non è difficile considerare un museo a cielo aperto, i più attenti noteranno la frequenza di iscrizioni antiche graffite nel travertino (il materiale che nei secoli ha plasmato la città). Si parla, non a caso, di “travertino parlante” nel ricostruire i fili di una prassi molto in voga tra Umanesimo e Rinascimento, che alla metà del Quattrocento riempì le architravi di diverse dimore di motti e proverbi incisi nella pietra: pillole di saggezza popolare espresse in volgare o in latino, massime talvolta sagaci e irriverenti, che tutti potevano agilmente leggere passando in strada. Oggi è ancora così, e questo curioso patrimonio del passato rappresenta un ottimo spunto per costruire un itinerario su misura nella storia di Ascoli. Del passato fiorente vissuto in epoca rinascimentale parlano anche i bei palazzi signorili, come Palazzo Malaspina, o i dipinti di Carlo Crivelli custoditi nel Duomo, come pure la Loggia dei Mercanti e la scenografica piazza del Popolo, salotto cittadino circondato da portici su tre lati. Proseguendo nell’esplorazione si attraversano altre piazze simboliche come piazza dell’Arengo e piazza delle Erbe, la cui toponomastica segnala l’antica funzione. Ma articolato è anche il circuito dei teatri cittadini, che attraversano i secoli, dall’antico Teatro Romano (I sec. a.C.) agli ottocenteschi Teatro Ventidio Basso e Teatro dei Filarmonici, fino a strutture moderne come il Teatro Montevecchi, tutti partecipi di una fitta programmazione culturale, tra prosa, lirica, danza e concerti. L’altro elemento che scandisce la visita in città sono i ponti: al Ponte Romano, che collega il centro con il quartiere Porta Cappuccina, segue, in direzione di Porta Maggiore, il Ponte di Cecco, oggetto di suggestive leggende, edificato nel I secolo a.C. sul fiume Castellano. Ammodernato nel Medioevo, leggenda vuole che sia stato edificato in una notte dal poeta e astrologo Cecco d’Ascoli. Ma l’aspetto attuale del Ponte è frutto di una ricostruzione filologica realizzata nel 1960, dopo la distruzione subita nel 1944, durante la guerra.
LA PINACOTECA CIVICA ALL’ARENGO DI ASCOLI PICENO
Al Palazzo dell’Arengo, la Pinacoteca Civica raccoglie una cospicua collezione di opere legate alla storia del territorio, prodotte tra il XIII e il XIX secolo. Qui sono confluite, per esempio, le quadrerie dei monasteri di Sant’Angelo Magno, di San Domenico e dei Gesuiti, a seguito della soppressione degli ordini nel 1861, ma anche numerose donazioni, che fanno dell’esposizione permanente un’ottima opportunità per ripercorrere la carriera di artisti locali e del Centro Italia, come Carlo Crivelli o Cola dell’Amatrice (ma troviamo, tra le altre, anche opere di Tiziano, Guido Reni, Pellizza da Volpedo per l’Ottocento).
www.ascolimusei.it/siti-museali/pinacoteca-civica/
L’ARTE CONTEMPORANEA NELL’EX CONVENTO DI ASCOLI PICENO
La Galleria civica di Arte Contemporanea, che inizia ufficialmente il suo percorso nel 1977 ma si trasferisce nella sede attuale solo nel ‘99, sorge negli spazi dell’ex convento di Sant’Agostino. Dagli anni Novanta, la sua collezione si è ampliata a comprendere opere di Fontana, Matta, Hartung, Morandi, De Pisis e Severini, oltre a un cospicuo corpus di dipinti e disegni di Osvaldo Licini, provenienti dalla collezione di Caterina Celi Hellstrom.
www.ascolimusei.it/siti-museali/galleria-darte-contemporanea-o-licini/
LA CARTIERA PAPALE E IL MUSEO DELLA CARTA
Costruita in conci di travertino, per secoli la Cartiera ha sfruttato la corsa del torrente Castellano per l’attività di molitura, della produzione della carta e della concia dei panni. Oggi l’imponente edificio, restaurato privilegiandone il valore di archeologia industriale, è sede di due musei, che concorrono nel definire un importante polo museale scientifico del territorio. Accanto al Museo di Storia Naturale, sorge dunque il Museo della Carta, con le ricostruzioni dei macchinari utilizzati in passato nella cartiera e un allestimento interattivo che ricostruisce il percorso dell’acqua come risorsa per l’attività produttiva.
www.ascolimusei.it/siti-museali/musei-della-cartiera-papale/
PICENO. IN GITA SUL MONTE VETTORE
Vetta più alta delle Marche, con i suoi 2476 metri di altitudine, dall’alto del Monte Vettore si gode di una vista che spazia dal Conero alla Maiella. Siamo nel cuore del Parco dei Monti Sibillini (eppure a soli 40 minuti di macchina dal centro di Ascoli), duramente colpito dal sisma del 2016, ma tornato a mostrarsi in tutta la sua vitalità. Il centro di riferimento è il piccolo borgo di Montemonaco (fondato dai monaci benedettini), arroccato a quasi 1000 metri sul mare, circondato da pascoli e boschi. Dal paese partono numerosi sentieri, che conducono al Lago di Pilato, alla leggendaria Grotta della Sibilla (CAI 155 e 156), agli eremi diffusi sul territorio, e verso i rifugi che ristorano i viandanti. Si cammina, si pedala, in inverno si scia o si ciaspola. E meritano una sosta anche gli altri piccoli borghi che punteggiano l’area, da Arquata del Tronto ad Acquasanta e Roccafluvione.
OFFIDA, TRA VINI E MERLETTI
Sulle colline del Piceno che guardano il mare, il borgo medievale di Offida si raggiunge agilmente dalla città, percorrendo un dolce saliscendi che vale di per sé il viaggio. Epicentro del fermento enologico del Piceno, Offida non è solo un polo vitivinicolo d’eccellenza (la Docg di riferimento è il Pecorino), ma anche la città del merletto a tombolo (i merletti più antichi risalgono al Quattrocento, ma una vera e propria scuola di merlettaie ha impulso a partire dal Seicento, grazie alle monache benedettine, e si concretizza nell’Ottocento). In centro si ammirano la piazza del Popolo, l’ottocentesco Teatro Serpente Aureo, la trecentesca chiesa di Santa Maria della Rocca, costruita sulle fondamenta di un castello longobardo.
SUL MARE: CUPRA MARITTIMA E GROTTAMARE
Quel che colpisce, girovagando tra i vicoli dell’abitato storico di Grottamare è l’affastellamento di case e l’innumerevole quantità di scorci che inquadrano il mare. Sul litorale, d’estate, i turisti affollano le spiagge della Riviera delle Palme; ma nel nucleo medievale, arroccato sul Monte Castello, si respira un’altra atmosfera. La visita è fatta di scoperte come il Teatro dell’Arancio, la seicentesca chiesa di Santa Lucia, l’Altana dell’Orologio e il restaurato Torrione della Battaglia. Tutto questo a mezz’ora d’auto da Ascoli.
DOVE MANGIARE AD ASCOLI E NEI DINTORNI
In piazza del Popolo, il Caffè Meletti è un’istituzione di lunga data. La sua fondazione si data al 1907, quando ai suoi tavoli si incontravano i notabili della città, riuniti nel sodalizio del “Senato”. Le decorazioni Liberty e gli arredi originali sopravvissuti al tempo raccontano questa storia. Ma la fama del locale si lega soprattutto all’Anisetta Meletti, liquore tipico che deve il suo nome proprio all’industriale che fondò il Caffè. Dal 2013, le belle sale d’antan ospitano anche un ristorante che valorizza le specialità della tradizione locale, tra olive all’ascolana, cremini fritti e tartare di marchigiana.
Bisogna arrivare a Offida per scoprire un’insegna che preserva la storia della cucina locale senza rinunciare alla propria identità, quella di Daniele Citeroni, oste e chef dell’Osteria Ophis. Il valore aggiunto sta nella selezione scrupolosa della materia prima del territorio, in contatto con piccoli produttori della zona, ma anche nella freschezza di un progetto concreto, verace e creativo al tempo stesso. Da provare i maccheroncini di Campofilone con sugo della tradizione, il minestrone, l’agnello in salmì. In abbinamento con le migliori proposte vinicole del Piceno.
È invece una buona cucina di mare quella proposta all’interno dell’ex convento di Sant’Agostino, a Grottamare. Qui, da qualche anno, è nata la Cantina di Sant’Agustino, giovane osteria che propone menu fissi giornalieri, incentrati sulla disponibilità del pescato. Coinvolgente l’infilata di assaggi che apre il pasto, tra uno sgombro con cavolo sottaceto, alici fritti, gattucci in umido e molto altro. Suggestivo lo spazio, nella bella stagione si mangia nel giardino del convento, circondati dall’orto, con vista sul mare.
Si sale in montagna, verso i 1000 metri di Montemonaco, per raggiungere Il Tiglio di chef Enrico Mazzaroni, ricostruito con tenacia dopo il terremoto del 2016. La proposta è quella di un creativo della cucina italiana, che punta dritto all’essenza del gusto, senza strafare. Ci si può anche fermare a dormire, nelle camere dell’agriturismo.
https://www.caffemeletti.it/
https://www.osteriaophis.com/
www.agustino.it
www.iltiglioagriturismo.it
– Livia Montagnoli
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