Si concentra sul tema della Maddalena la mostra inaugurata di recente ai Musei San Domenico di Forlì, a cura di Cristina Acidini, Fernando Mazzocca e Paola Refice. Un percorso articolato in 200 opere che illuminano il ruolo e le interpretazioni iconografiche di una figura da secoli al centro della speculazione artistica, letteraria e, più di recente, cinematografica. E dunque un viaggio nella storia dell’arte, dalla produzione del III secolo alle prove novecentesche, tra pittura, scultura, miniature, arazzi, argenti e opere grafiche.
Gli spazi sono quelli della chiesa di San Giacomo e della biblioteca dell’ex convento di San Domenico, laddove si è intervenuti per dotare la città di un centro museale all’avanguardia, che di recente ha visto anche la risistemazione dei giardini antistanti, con spiazzi erbosi e percorsi pedonali a sostituire in buona parte il parcheggio a cielo aperto che aveva invaso il piazzale (nel corso dei lavori sono stati demoliti e smaltiti 3.700 metri cubi di cemento armato). Il futuro dei Musei San Domenico, però, non è ancora compiuto, perché anche grazie ai fondi del PNRR il prossimo obiettivo sarà quello di realizzare un polo culturale che comprenderà il San Domenico, l’Oratorio di San Sebastiano e l’ex Asilo Santarelli, in fase di ristrutturazione (sarà pronto entro il 2022).
Forlì, la Forum Livii di fondazione romana (II secolo a.C.), è oggi una cittadina culturalmente vivace, che si incontra lungo la Via Emilia, nella parte orientale della Pianura Padana, ma sta a poche decine di chilometri dalla Riviera adriatica, e per altro verso già guarda all’Appennino Tosco-Romagnolo. Proprio la sua posizione strategica, insieme al susseguirsi di dominazioni e culture e alla storia urbanistica del Novecento fascista ne hanno forgiato l’aspetto e l’identità. Se siete in città per visitare la mostra sulla Maddalena, meglio non perdere l’occasione per saperne di più. Su Forlì e sui suoi dintorni.
L’ITINERARIO NEL CENTRO DI FORLÌ
Il nucleo centrale della città conserva tracce significative sia dell’epoca romanica che di quella rinascimentale, quando Caterina Sforza diede lustro a Forlì. Fatta eccezione per qualche traccia del periodo barocco, si deve invece arrivare al Ventennio fascista per assistere all’impatto architettonico e urbanistico più evidente. Ecco perché oggi Forlì mostra un ricco patrimonio del periodo razionalista. La compresenza di anime diverse è tangibile nella centralissima piazza Saffi, mix di epoche e stili, con la Basilica romanica di San Mercuriale (e il suo alto campanile, sopravvissuto ai bombardamenti del ’44), i quattrocenteschi Palazzo del Podestà e Palazzo Albertini, l’architettura nitida del Palazzo delle Poste, fulgido esempio di razionalismo. Ma tra i percorsi tematici di cui seguire le tracce ce n’è uno che scorre in epoca ben precedente, sulle orme del Palmezzano e della sua pittura rinascimentale. Se ne conservano opere significative presso la chiesa di San Biagio e all’interno della basilica di San Mercuriale. Del Medioevo, invece, è testimonianza la Torre Numai, unica superstite della gara tra famiglie agiate a edificare la torre più alta e prestigiosa durante il periodo comunale. Tra le scoperte più curiose, nell’area di via Curte, sopravvivono gli orti storici di fondazione longobarda, citati anche da Dante, che a Forlì giunse per trascorrere parte del suo esilio.
L’ARCHITETTURA RAZIONALISTA A FORLÌ
L’idea di una nuova forma Urbis Fori Livii, da parte del regime fascista, fu accompagnata da un’effettiva trasformazione architettonica di svariate parti della città. Architetti e ingegneri stimati giunsero allora a Forlì per concretizzare il progetto (tra loro, Cesare Bazzani, Cesare Valle, Gustavo Giovannoni). Il piano regolatore approvato nel 1927 diede impulso ai cantieri, che spesso non tennero conto della stratificazione storica che interessava il centro cittadino. Allora videro la luce il Padiglione maternità e infanzia dell’ospedale (a opera di Aldo Zacchi), il palazzo Orsi Mangelli (su progetto di Ariodante Bazzero), il Collegio Aeronautico (1934), i palazzi gemelli di piazzale della Vittoria, nuova “porta” della città, realizzati da Cesare Bazzani, e tutti gli edifici che si allineano lungo viale della Libertà, oltre all’Asilo Santarelli di Porta Ravaldino. Già prima, nel 1918, nasceva l’Arena Forlivese, il cui sipario fu dipinto nel 1925 da Maceo Casadei, mentre al 1957 data il Palazzo della Fondazione Livio e Maria Garzanti, progettato secondo gli stilemi del razionalismo da Gio Ponti (poi sede dell’Hotel della Città et de la Ville, oggi chiuso).
IL NOVECENTO A PALAZZO ROMAGNOLI
L’edificio ottocentesco ospita le Collezioni civiche del Novecento, con un nucleo di particolare valore costituito, al pianterreno, dalle opere della Collezione Giuseppe Verzocchi, imprenditore locale affascinato dal mondo dell’arte e grande mecenate della metà del XX secolo. Nel 1949, Verzocchi contattò settantadue artisti della prima e della seconda generazione del Novecento, commissionandogli un dipinto ciascuno, che rispondesse a coordinate precise: il tema (il lavoro), il formato, (cm 70×90) e l’inserimento nel dipinto dell’immagine di un mattone refrattario con l’iscrizione ‘V&D’, sigla dei soci dell’azienda, Giuseppe Verzocchi e Ottavio Vittorio De Romano. L’insieme che ne risulta è la fotografia del panorama artistico del secondo dopoguerra, con precoci prove di artisti che si sarebbero confermati negli anni a venire – Moreni, Morlotti, Afro, Santomaso, Birolli, Capogrossi, Turcato – che coesistono con pittori della generazione precedente da Carrà a Casorati e de Chirico, Sironi, Rosai e Soffici. Al primo piano si prosegue con disegni e dipinti di Giorgio Morandi, per poi concentrarsi sulla sezione dedicata alla “grande Romagna”.
http://www.cultura.comune.forli.fc.it/servizi/menu/
LA FONDAZIONE DINO ZOLI
C’è ancora una volta un imprenditore forlivese dietro alla nascita del progetto di promozione della cultura italiana che nello spazio espositivo di viale Bologna mette in mostra una collezione permanente di opere moderne e contemporanee e organizza di frequente eventi e incontri. Dal 2 aprile al 2 ottobre, l’esposizione Arte e Impresa ‒ Dino Zoli, 50 anni di creatività celebra il 50esimo anniversario dell’attività imprenditoriale di Zoli. Il percorso spazia dalle prime opere entrate in collezione (da Perilli a Baj, a Schifano, Paladino, Ontani, e molti altri) ai progetti incentrati sul rapporto tra arte e tessuto, con approfondimenti dedicati alle residenze d’artista di Elena Hamerski e Loredana Galante. Ma c’è spazio anche per le 50 poltrone decorate, dipinte e interpretate da altrettanti artisti contemporanei in occasione del progetto benefico Prego, si accomodi, promosso dalla fiera Contemporanea di Forlì nel 2004 e sostenuto da Dino Zoli. La Fondazione, nel frattempo, non ha mai smesso di acquisire nuove opere, sviluppando anche un programma (Who’s Next) teso a favorire i giovani emergenti.
https://fondazionedinozoli.com/
I MURALES DI FORLÌ
Tra il 2016 e il 2019, con l’idea di riqualificare gli spazi urbani, l’amministrazione cittadina ha incentivato la realizzazione di una serie di opere di street art, che oggi si incontrano passeggiando per le strade del centro. Tra le prime prove, l’opera Melodia del sogno e della realtà firmata da Gomez nei pressi dei Musei San Domenico, cui sono seguiti diversi murali centrati sui temi della Costituzione della Repubblica italiana e del Risorgimento, su impulso di due successive edizioni del Festival Murali. Al 1976, invece, data il più precoce esempio di street art forlivese: il murale dedicato al golpe cileno del 1973, in via Minardi, restaurato di recente.
VILLA SAFFI, LA CASA MUSEO DEL RISORGIMENTO
A breve distanza dalla città, il complesso porta memoria delle vicissitudini di Aurelio Saffi, che nell’edificio originariamente utilizzato dal Conte Tommaso Saffi (XVIII) come residenza estiva, visse a lungo con sua moglie Giorgina Craufurd, prima di morire nel 1890. La coppia fu attivissima protagonista del Risorgimento forlivese, e oggi la Casa Museo ne illustra obiettivi e speranze, proprio nel luogo che fu spesso sede di riunioni carbonare. All’interno il percorso si snoda tra arredi d’epoca e documenti, tutt’intorno si sviluppa il parco, caratterizzato da un maestoso cedro del Libano sul fronte. Le visite sono gestite, su prenotazione, dai Musei San Domenico.
PREDAPPIO, MUSEO URBANO DEL RAZIONALISMO
A Predappio Benito Mussolini nacque nel 1883. Tra il 1925 al 1942 ne avrebbe profondamente mutato il volto, incaricando i più illustri architetti dell’epoca di rifondarla, secondo i principi del razionalismo. Oggi il paese si sviluppa in un reticolo ordinato di strade, percorso di frequente da visite guidate (in alternativa ci si affida a pannelli installati in corrispondenza dei punti di interesse) che illustrano le peculiarità di questo museo a cielo aperto dell’architettura razionalista ha le caratteristiche di un museo all’aperto, sempre visitabile durante tutto l’anno. Il percorso può iniziare da piazza Garibaldi, dove si trova anche il punto informazioni; poi si procede tra Casa Becker e l’ex Mercato dei Viveri (Di Fausto, 1925-26 e 1928-30), la chiesa di San Antonio (Bazzani, 1929-38) l’ex Casa del Fascio e dell’Ospitalità (Fuzzi 1934-37), le case ultraeconomiche, l’edificio Postelegrafonico, la palestra, il cimitero. Consigliata anche la visita alle cantine della zona, in territorio vocato per la produzione di Sangiovese.
CASTROCARO: LE TERME E IL SITO GEOLOGICO
Anche a Castrocaro, placida località termale a 20 minuti d’auto di Forlì, resta traccia evidente del fervore urbanistico di epoca fascista. Nel 1936 lo Stato acquistò il già noto complesso termale della cittadina, inaugurando la stagione delle “Regie Terme di Castrocaro”. In questo periodo fu costruito il Compendio Termale che diede lustro internazionale al centro, circondato peraltro da un “bosco littorio” di 1200 pioppi del Canada messi a dimora per rinverdire l’area intorno alle sorgenti sulfuree della Bolga. Ma la visita può concentrarsi su “vestigia” ben più antiche: negli Arsenali medicei della Fortezza medievale, un’imponente sporgenza di sasso spungone rivela una stratificazione (lunga 10 metri e alta 80 centimetri) di depositi marini risalenti al periodo pliocenico. Milioni di conchiglie accatastate e pressate le une sulle altre che sono all’origine del particolare tipo di roccia arenaria calcarea molto presente sulle colline forlivesi.
https://www.proloco-castrocaro.it/
DOVE MANGIARE A FORLÌ E NEI DINTORNI
Su impulso di Pier Giorgio Parini, il chiosco dei Giardini Orselli ha finito per trasformarsi in una delle mete gastronomiche più interessanti e divertenti della città. Un progetto di “pubblica ristorazione”, quello di Benso, nato alla fine del 2017, e da allora sempre cresciuto, fuori dagli schemi. Lo spazio è ridotto – la cucina, come la sala, tutta circondata da vetrate – ma questo non mortifica l’esperienza, modulata su un’accoglienza competente e allietata da piatti briosi, che riservano grande spazio al mondo vegetale. Per un “pranzetto” o una cena degustazione in un contesto davvero particolare.
La tradizione locale è invece ben rappresentata dall’Amorosa, osteria che racconta tutto l’amore di questa terra per la pasta fresca all’uovo, meglio se abbinata a un buon ragù di carne. E poi tortelli burro e salvia, arrosti, coniglio con le patate tipico della zona: una cucina generosa in un ambiente decisamente familiare.
Stesso dicasi per la Trattoria Petito, tra faraone, galletti, cestini del pane sempre ben forniti di piade fresche, da accompagnare con raviggiolo, squacquerone, salumi di Mora Romagnola di Zavoli.
Nel borgo di Predappio Alta, La Vecia Cantena d’la Prè custodisce sotterranei quattrocenteschi, un tempo adibiti a cantina. Sopra si mangia il territorio dell’entroterra romagnolo: piade con salumi, tagliatelle al cinghiale, verdure gratinate e un buon bicchiere di Sangiovese.
www.bensofood.com
https://www.facebook.com/osterialamorosa
http://www.trattoriapetito.it/
http://www.ristorante.laveciacantena.it/
‒ Livia Montagnoli
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