Adagiata sul golfo, Napoli si contraddistingue per il suo sconfinato patrimonio archeologico, architettonico nonché per le sue collezioni museali e per le metropolitane uniche al mondo trasformate da interventi di artisti contemporanei di fama. Ma forse non tutti sanno che il capoluogo campano è punteggiato da numerosissime chiese d’arte, tanto da essere conosciuto come “la città delle 500 cupole”. Abbiamo fatto una selezione delle imperdibili
– Valentina Muzi
BASILICA DI SAN FRANCESCO DI PAOLA
Non appena arrivati in città, qual è la primissima tappa da spuntare in agenda? Sicuramente tra i numerosi monumenti e le diverse chiese, la prima da visitare nel cuore di Napoli è la Basilica di San Francesco di Paola, situata al centro del lato curvo della famosa Piazza del Plebiscito. Riconosciuta come uno dei massimi esempi di architettura neoclassica in Italia, la Basilica fu costruita nel 1815 per volere di Ferdinando I delle Due Sicilie, il quale voleva rendere omaggio a San Francesco di Paola per la riconquista del regno. I lavori si conclusero nel 1824, sotto la direzione dell’architetto svizzero Pietro Bianchi di Lugano che vinse il concorso bandito da re Ferdinando, ma la chiesa venne inaugurata più tardi, e più precisamente nel 1836 da Papa Gregorio XVI, che le conferì il titolo di basilica. La sua forma circolare ricorda ovviamente il Pantheon di Roma, preceduto da colonne e pilastri che sorreggono il timpano ai cui vertici è possibile vedere le statue raffiguranti la Religione, San Ferdinando e San Francesco di Paola. Nel porticato si trovano le quattro virtù cardinali e le tre teologali, mentre al centro della piazza si stagliano imponenti e austere le statue equestri del re delle Due Sicilie realizzata da Antonio Canova e di Carlo III di Spagna, firmata da Antonio Calì. Infine, la Basilica è sormontata da tre cupole e al suo interno si possono ammirare l’altare in marmi policromi a opera di Ferdinando Fuga e un’opera giovanile di Luca Giordano.
Piazza del Plebiscito
http://bibliotecauniversitarianapoli.beniculturali.it/index.php?it/456/basilica-di-san-francesco-di-paola
CAPPELLA SANSEVERO
Fra le chiese di Napoli da visitare non possiamo non parlare della Cappella Sansevero, un gioiello barocco incastonato nel cuore della città. Ad accompagnare la cappella partenopea è una storia leggendaria, che Cesare d’Engenio Caracciolo racconta nella sua Napoli Sacra del 1623. Si racconta che sul calar del Cinquecento un uomo innocente trascinato in catene per essere condotto in carcere, passando davanti al giardino del Palazzo dei di Sangro, in piazza San Domenico Maggiore, vide apparire l’immagine della Vergine alla quale promise dei doni se fosse stata riconosciuta la propria innocenza. La Madonna lo ascoltò e l’uomo tenne fede alla promessa, e da allora l’immagine divenne meta di pellegrinaggio. Un simile percorso venne intrapreso anche dal duca di Torremaggiore, Giovanni Francesco di Sangro, il quale chiese alla Santa di guarirlo da una grave malattia. Toccato dalla mano divina e salvatosi, fece costruire una cappella denominata Santa Maria della Pietà o Pietatella, anche se poi fu il figlio, Alessandro di Sangro – patriarca di Alessandria ‒ a intraprendere i lavori nel Seicento, trasformandolo in un tempio votivo destinato al riposo degli antenati e dei futuri membri della dinastia. La Cappella, come la vediamo oggi, è il risultato delle volontà di Raimondo di Sangro, che riassettò lo spazio secondo criteri personali, arricchendolo di opere straordinarie, quali il celeberrimo Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino, la Pudicizia di Antonio Corradini, il Disinganno, capolavoro di Queirolo, e Zelo della Religione di Fortunato Onelli e molte altre. Virtù racchiuse in sculture di inestimabile valore declinabili in simboli esoterici, materia per la quale Raimondo di Sangro aveva una profonda fascinazione, insieme a quella per l’alchimia. Con questa chiave di lettura, l’intera struttura si “trasforma” in un celato Tempio Massonico dove le diverse sculture diventano le tappe da percorrere per giungere alla conoscenza. Infine, ad arricchire la preziosa Cappella, ci sono le Macchine Anatomiche realizzate dal medico palermitano Giuseppe Salerno e acquistate da Raimondo di Sangro nel 1756, ovvero gli scheletri di un uomo e di una donna con il sistema arterovenoso quasi totalmente integro.
Via Francesco de Sanctis 19/21
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BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE DELLA PIETRASANTA
Edificata sui resti del tempio greco dedicato a Diana, la Basilica di Santa Maria Maggiore racchiude millenni di storia ed è per questo che possiamo annoverarla tra le chiese più importanti da visitare a Napoli. Venne trasformata in una basilica di ordine cristiano da Pomponio nel 525 e pensata per essere il primo santuario dedicato alla Santa Vergine Maria. Dopo alcune trasformazioni, il sito fu ricostruito nel 1656 dal Fanzago raccogliendo tutti gli elementi che rendono questo complesso un unicum napoletano, vale a dire il campanile, le cappelle, il tempietto del Pontano e il tempietto dedicato al Salvatore. A rendere ancor più unica la Basilica c’è il Lapis Museum, il percorso sotterraneo di gran valore storico-artistico grazie ai resti di domus greco-romane, le mura ellenistiche, l’opus reticulatum nonché i pavimenti musivi di epoca romana.
Piazzetta Pietrasanta
https://www.polopietrasanta.com
COMPLESSO MONUMENTALE DI SANTA MARIA LA NOVA
Attraversando il centro storico non si può non visitare la chiesa di Santa Maria la Nova di Napoli, fondata nel 1279. Nella sua storia plurisecolare ha subito molteplici trasformazioni, visibili con le numerose stratificazioni artistiche che la caratterizzano. A volerla fu Carlo I d’Angiò che, con l’intento di costruire Castel Nuovo, distrusse il complesso e lasciò ai frati il sito su cui oggi poggiano le basi la grande chiesa ‒ e dove era posta l’antica torre Maestra a guardia del porto. Sull’antico scheletro venne costruito il convento, in stile gotico ma senza conoscere il suo artefice. Purtroppo, a causa di una serie di terremoti, la struttura si trasformò diverse volte fin quando nel 1596 a opera di Agnolo Franco venne ricostruita, grazie anche ai molti fedeli che contribuirono alla causa con le loro offerte. Annessi al complesso ci sono due chiostri, di cui uno piccolo affrescato con episodi della vita di San Giacomo della Marca realizzati da Simone Papa. Ed è proprio all’interno del chiostro di Santa Maria la Nova – e più precisamente nel sepolcro del nobile Mattia Ferillo ‒ che un gruppo di studiosi ha scoperto un’epigrafe scritta in una lingua ancora non ben decifrabile, se non per il nome “Vlad”, tanto da considerarla la possibile e leggendaria tomba segreta di Vlad Tepes III l’impalatore, meglio conosciuto come Dracula. Come è possibile? Alcune ipotesi riconducono alla presenza della figlia di Vlad all’interno della corte aragonese, nonché all’alleanza stretta tra il reame partenopeo, quello d’Ungheria e della Valacchia per contrastare i turchi ottomani. A seguito di diversi approfondimenti, si è potuto confermare che l’iscrizione coincide con il periodo in cui Vlad III soggiornò a Napoli, in cui strinse i legami con la corte regnante e, ovviamente, con la sua morte. Dopo aver scoperto la storia e le leggende del chiostro, si passa alla Sagrestia e all’Antico Refettorio decorato ad affresco con La Salita del Calvario, attribuita al Bramantino. La facciata esterna è contraddistinta da due ordini ed è preceduta da una scalinata con una balaustra in marmo che agevola la salita sino alla sommità, dove è posta un’edicola con la raffigurazione della Vergine, firmata da un ignoto scultore del Seicento. L’interno è animato da opere di Belisario Corenzio, Luigi Rodriguez, Cesare Smet e Giovan Bernardino Azzolino, ed è suddiviso in sedici cappelle riccamente decorate.
Via Santa Maria la Nova 44
https://santamarialanova.com
CHIESA SS. FILIPPO E GIACOMO
Era il 1477 e nel regno di Napoli venne istituita l’arte della seta dove la manifattura serica napoletana e meridionale diede una svolta a tratti rivoluzionaria all’attività. Ma cosa c’entra l’arte della seta con la guida delle chiese partenopee? Ebbene, forse non tutti sanno che grazia al potere e alla ricchezza che raggiunse la Corporazione dell’Arte della Seta – di cui Napoli era seconda solo a Catanzaro per la lavorazione del pregiato tessuto – si concretizzò con la costruzione di una delle chiese di Napoli da visitare assolutamente, ovvero il Complesso dei SS. Filippo e Giacomo, conosciuta anche come Chiesa della Seta. L’eco di quella grandezza si può ancora “ascoltare” entrando nel complesso religioso e ripercorrendone la storia, grazie anche alle numerose opere realizzate dai importanti artisti dell’epoca, quali Alessio D’Elia, Jacopo Cestaro, Giacomo Massotti, i fratelli Massa, Giuseppe Sammartino, gli stessi che parteciparono al rifacimento della Chiesa nel 1758 a cui dobbiamo l’attuale aspetto barocco, tipico napoletano.
Via San Biagio Dei Librai 118
https://www.respiriamoarte.it/luoghi/chiesa-arte-della-seta/
COMPLESSO MUSEALE DI SANTA MARIA DELLE ANIME DEL PURGATORIO AD ARCO
Nel cuore di Napoli una delle chiese da non perdere è la chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco, conosciuta dai locali come la chiesa “de’ ‘e cape’ e morte”, chiesa delle “anime pezzentelle” o capuzzelle. Arte, fede, vita e morte sono racchiuse nelle mura del complesso religioso, che comprende: la piccola chiesa Secentesca riccamente decorata da preziosi marmi, il teschio alato di Dionisio Lazzari, nonché i capolavori di Massimo Stanzione, Luca Giordano e Andrea Vaccaro. La struttura dell’edificio era stata concepita su un doppio livello, rappresentando una dimensione terrena, data dalla chiesa superiore, e una cimiteriale capace di rendere concreta l’idea di Purgatorio grazie all’Ipogeo. Infatti, come si evince dal titolo, la chiesa era dedita alla cura delle anime del Purgatorio – anime pezzentelle – tanto che tutto l’apparato decorativo fu progettato per ricordare a tutti coloro che attendevano una preghiera – capuzzelle – per potersi liberare e ascendere al Paradiso. Al suo interno, e più precisamente nella Sagrestia è possibile visitare il Museo dell’Opera e l’oratorio dell’Immacolata.
Via Tribunali 39
https://www.purgatorioadarco.it
MONASTERO DI SANTA CHIARA
Il Complesso Monumentale di Santa Chiara nacque nel 1310, per volere di Roberto d’Angiò e della sua seconda moglie, Sancia di Maiorca. I lavori di costruzione furono diretti dapprima da Gagliardo Primario e, successivamente, da Lionardo di Vito. Trent’anni dopo la chiesa si aprì al culto, e oggi torna restituendo al pubblico le sue originarie forme gotiche provenzali, con una facciata ampia a cuspide dove è incastonato l’antico rosone traforato. L’interno è contraddistinto da un’unica navata con dieci cappelle per lato e al centro la tomba di Roberto d’Angiò, che riposa insieme ai membri della sua famiglia. Nel 1742, con un intervento dell’architetto Domenico Antonio Vaccaro, l’edificio assunse un aspetto barocco. A lui dobbiamo anche il celebre chiostro maiolicato decorato da festoni vegetali finemente realizzati dagli artigiani Donato e Giuseppe Massa. Dal chiostro è possibile entrare nel Museo dell’Opera suddiviso in quattro aree dove è narrata la storia napoletana, dall’antichità sino al XX secolo, raccogliendo alcuni tesori che non sono stati vittime del bombardamento che ha distrutto gran parte del complesso nel 1943.
Via Santa Chiara 49/C
https://www.monasterodisantachiara.it
CHIESA DEL GESÙ NUOVO
Dopo aver visitato la Chiesa di Santa Chiara, non si può perdere la Chiesa del Gesù Nuovo di Napoli, che affaccia sull’omonima piazza. All’inizio l’edificio costruito era il palazzo principesco voluto da Roberto Sanseverino d’Aragona, progettato e costruito nel 1470 da uno dei più importanti architetti dell’epoca, ovvero Novello da San Lucano. Successivamente, venne confiscato da Pedro di Toledo e donato alla Compagnia di Gesù nel XVI secolo. La ristrutturazione ebbe inizio a fine Cinquecento, lasciando intatta solo la facciata bugnata ed il basamento, che le conferisce un fascino elegante e particolare. Al suo interno lo sfarzo barocco impera tra vivacità e maestosità, potendo ammirare le opere realizzate dai grandi nomi della storia dell’arte, come Giovanni Lanfranco, Cosimo Fanzago, Luca Giordano e Francesco Solimena. Per non dimenticare le due tele firmate da Jusepe de Ribera, che rappresentano la Gloria di Sant’Ignazio e Papa Paolo II approva la regola di Sant’Ignazio, realizzate nella prima metà del Seicento e poste nel Cappellone di Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia religiosa.
Piazza del Gesù Nuovo 2
https://www.napoli-turistica.com/chiesa-del-gesu-nuovo-napoli/
BASILICA DI SAN LORENZO MAGGIORE
Tra le chiese più antiche di Napoli da visitare assolutamente c’è la Basilica di San Lorenzo Maggiore. Questa fu il primo edificio religioso ad essere ricostruita secondo lo stile gotico francese, arrivato insieme a Carlo I d’Angiò e alle sue maestranze. Un’unica navata centrale solca l’intera basilica, incorniciata da un’abside dalla profonda impronta gotica – unico esempio in Italia – e affiancata da 23 cappelle. Tra quest’ultime una è dedicata alla Madonna degli Angeli e presenta degli affreschi molto antichi realizzati da Antonio Cavarretto, allievo del celebre Giotto, dedicati alla vita della Vergine. L’ampio edificio comprende anche diverse sale riccamente decorare, ne è un pregiato esempio la Sala Sisto V con affreschi che risalgono al Seicento e realizzati da Luigi Rodriguez, durante il regno di Filippo III per volere del viceré Ferdinando Ruiz di Castro ed Andrada. Proseguendo la passeggiata nei meandri della Basilica è possibile visitare anche una delle aree archeologiche partenopee più incredibili annesse al complesso religioso angioino, ovvero i resti dell’antico Foro di Neapolis.
Piazza San Gaetano
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CATTEDRALE DI SANTA MARIA ASSUNTA, IL DUOMO DI NAPOLI
Fra le chiese di Napoli da dover visitare assolutamente c’è la maestosa Cattedrale di Santa Maria Assunta, conosciuta anche come Duomo di Napoli. Questa è da annoverarsi tra le più belle e grandi della città grazie alle molteplici maestranze che vi operarono e “contaminarono”: passando dal gotico trecentesco al neogotico ottocentesco. Venne costruita nel XIII secolo, quando alcuni edifici vennero distrutti e altri inglobati, per volere di Carlo II di Napoli e coadiuvato dall’arcivescovo Giacomo da Viterbo. I lavori si conclusero nel 1313 ed era già stata intitolata a Santa Maria Assunta nel 1314. La grande cattedrale annette a sé anche altre due strutture religiose poste ai lati, ovvero: la Basilica di Santa Restituita, dove è sito il battistero più antico d’Europa intitolato a San Giovanni in Fonte, e la Reale Cappella del Tesoro di San Gennaro in cui si custodiscono il sangue e le reliquie del santo, mostrati solo in occasione del famoso Rito dove il sangue del santo miracolosamente si scoglie. All’esterno, il pubblico viene accolto da tre portali gotici adornati con opere di diversi artisti, a cui corrispondo le tre navate interne decorate da Giovanni Balducci e Luca Giordano. Un particolare appunto va fatto alla cappella del Succorpo, costruita nel 1497 perché fortemente voluta dal Cardinale Oliviero Carafa. Questa fu scavata sotto il transetto dando vita ad un vero e proprio gioiello quattrocentesco, dove sono custodite da diversi secoli le reliquie di San Gennaro. Annesso al Duomo non si può non visitare il preziosissimo Museo del Tesoro di San Gennaro che custodisce gioielli, dipinti, sculture, arredi in argento e tessuti di raffinata manifattura donati dai devoti nel corso degli anni.
Via Duomo
BASILICA DI SAN DOMENICO MAGGIORE
La fondazione della Basilica di San Domenico Maggiore a Napoli – conosciuto anche come Museo Doma ‒ vuol dire attraversare otto secoli di storia passando dall’arte alla storia, dalla cultura alla religione. La sua fondazione risale al 1283, lo stesso anno in cui Carlo II d’Angiò contribuì economicamente alla costruzione e affidò l’edificio ai Frati Predicatori (i Domenicani) che, ancora oggi, risiedono nel convento. Qui passarono personaggi illustri della cultura italiana, primo fra tutti San Tommaso d’Aquino, Giovanni Bruno, Tiziano, Michelangelo da Caravaggio, Raffaello e Giuseppe de Ribera, Luca Giordano, Luigi Vanvitelli e molti altri ancora. L’intero complesso si trova nel cuore pulsante di Napoli, incoronato dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Sin dal Rinascimento, la Basilica di San Domenico è stata un’icona rilevante per la storia della città grazie anche alla scelta dei sovrani aragonesi che la elevarono a pantheon dinastico, ove a tutt’oggi è possibile vedere le sepolture, conosciute come le Arche aragonesi. Passeggiando per il complesso è possibile visitarle, insieme alla Sagrestia, la Sala degli Arredi Sacri e la Collezione di abiti del XVI secolo nonché il Salvator Mundi, ovvero? Non stiamo parlando dello stesso quadro attribuito al celeberrimo Leonardo Da Vinci, bensì di un antico dipinto ancora ben conservato e proveniente dall’antica cappella della casata Muscettola nella Basilica, acquistata dall’esponente illustre della famiglia, consigliere di Carlo V. L’artefice del quadro fu probabilmente un artista lombardo seguace dello stile leonardesco e riconosciuto anche dagli esperti che la sottoposero ad indagini radiografiche in occasione della mostra Leonardo e il leonardismo a Napoli e a Roma.
P.za San Domenico Maggiore 8
https://museosandomenicomaggiore.it
PIO MONTE DELLA MISERICORDIA
Il Pio Monte della Misericordia di Napoli è stato fondato nel 1602 ed è tutt’oggi ospitato nel suo storico palazzo. Con la sua Cappella, lo scalone monumentale, la Quadreria e l’Archivio storico- Biblioteca è da annoverare tra le chiese di Napoli da visitare assolutamente. La cappella fu costruita dapprima da Giovan Giacomo di Conforto, e poi riedificata da Francesco Antonio Picchiatti alla fine del Seicento. La pianta è ottagonale e si rende funzionale al racconto delle Opere del Pio Mone della Misericordia dove spicca il celebre capolavoro di Caravaggio che riunisce le opere della misericordia corporale. La Quadreria, invece, è conosciuta anche come “Pinacoteca” per il gran numero di capolavori che sono custoditi al suo interno, fra cui troviamo Francesco De Mura, Massimo Stanzione, Mattia Preti, Luca Giordano, Andrea Vaccaro e Domenico Corvi.
Via dei Tribunali 253
https://www.piomontedellamisericordia.it
COMPLESSO MONUMENTALE DI SANT’ANNA DEI LOMBARDI
Passeggiando per la piazza Monteoliveto, a Napoli, è impossibile non visitare il Complesso Monumentale di Sant’Anna dei Lombardi, fondato nel 1411 da Gurello Origlia – uomo più in vista della corte del re di Napoli, Ladislao di Durazzo. All’inizio la chiesa era intitolata a Santa Maria di Monteoliveto proprio perché si voleva affidare il monastero ai Padri dell’ordine Olivetano. C’è da dire che i religiosi ricevettero non solo sostegni economici, ma anche molto prestigio. Infatti, in pochi anni, la chiesa divenne talmente popolare nell’alta nobiltà che tutti desideravano possedervi una cappella, un altare o una tomba e molti artisti venivano invitati a produrre opere di pregio da custodire. Fra i tanti troviamo Guido Mazzoni, l’artista modenese -specializzato nella lavorazione della terracotta ‒ che realizzò nel 1492 il celeberrimo Compianto sul Cristo Morto, un impianto scultoreo organico e complesso, contraddistinto da un forte pathos e da un estremo effetto realistico. Ad essere invitato dall’Ordine fu il celebre Giorgio Vasari, nel 1544, incaricato di affrescare il Refettorio del monastero, adibito poi in Sagrestia. Il ciclo pittorico suddiviso in tre campate corrisponde ad un preciso e straordinario progetto iconografico, una rara testimonianza dell’armonia rinascimentale dove l’eleganza e la sapienza si mescolano in maniera equilibrata. Diciamo che come ogni monastero, anche quello di Monteoliveto era da considerare una micro-città che comprendeva orti, coltivazioni e chiostri, rendendola ben organizzata e autonoma. Più tardi, intorno al 1582 sul terreno dell’Arciconfraternita dei Pellegrini e su quello degli Olivetani fu edificata una chiesa voluta dalla nazione lombarda, dedicata a Sant’Anna. A condurre i lavori fu l’architetto papale di Sisto V, Domenico Fontana. Successivamente, dopo la soppressione dell’ordine religioso nel 1799 il complesso era stato trasferito al demanio perdendo la forma di Monastero e assumendo quello di Chiesa di Sant’Anna dei Lombardi.
Piazza Monteoliveto 4
https://www.santannadeilombardi.com/it/
BASILICA DI SAN PAOLO MAGGIORE
Come molte altre chiese che abbiamo nominato, anche la Basilica di San Paolo Maggio di Napoli nasce sulle ceneri dell’antico Tempio dei Dioscuri, tra la fine del VIII e l’inizio del IX secolo. All’interno è riccamente decorata con interessanti testimonianze di artisti del Seicento visibili nella Cappella Firrao, nella Cappella della Madonna della Purità e la Sacrestia Solimena, definita come “punta di diamante” del barocco partenopeo affrescato sul calar del ‘600, comprendenti i capolavori dell’omonimo artista, quali la Conversione di San Paolo e la Caduta di Simon Mago. Tra l’altro è possibile visitare anche il santuario dove sono custoditi i resti di San Gaetano Thiene, fondatore dell’ordine teatino e compatrono della città di Napoli. Ad animare il complesso religioso ci sono le aree verdi, ovverosia i Chiostri, distribuiti al suo interno e caratterizzati da colonne antiche provenienti probabilmente dalla chiesa paleocristiana costruita antecedentemente sui resti del Tempio.
Piazza San Gaetano
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CHIESA DI SANTA MARIA DONNAREGINA VECCHIA
Le prime tracce documentarie rispetto alla chiesa di Santa Maria Donnaregina di Napoli risalgono al 780, quando si parlò del complesso monastico all’interno le mura della città e più precisamente al Monte di Domina Regina. Questo convento fu abitato da monache italo – greche, basiliane, benedettine e da francescane. Purtroppo, a fine del Duecento un rovinoso terremoto distrusse il complesso di proprietà di Marida d’Ungheria, moglie di Carlo II d’Angiò, che prontamente fece ricostruire. Al suo interno venne posto il suo sepolcro, opera realizzata dallo scultore senese Tino di Camaino e da Gagliardo Primario, il quale diventò modello sepolcrale più richiesto dai membri della corte. Nel 1390, invece, un fulmine colpì l’alto abside pentagonale tanto da causare un incendio le cui tracce sono ancora visibili sugli affreschi del coro. Sebbene i dipinti siano rimasti danneggiati, questi testimoniano uno dei più interessanti cicli pittorici del Trecento conservati a Napoli, attribuito alla scuola del pittore Pietro Cavallini, formatosi a Roma nel cantiere di Santa Cecilia in Trastevere.
Largo Donnaregina 1
https://www.museodiocesanonapoli.com/complesso-monumentale-donnaregina/donnaregina-vecchia/
CHIESA DI SANTA MARIA DONNAREGINA NUOVA
Più recente è la chiesa di Santa Maria Donnaregina Nuova, voluta dalle Clarisse dell’omonimo monastero. Perché? Per poter avere una chiesa che si allineasse al gusto del tempo, ovvero con una profonda impronta barocca. I lavori di costruzione iniziarono nel 1617 con la partecipazione di importanti maestranze dell’epoca, di cui possiamo vedere ancora oggi i loro capolavori, come l’affresco ad opera di Francesco Solimena che rappresenta il Miracolo delle rose di San Francesco, oppure le ultime tele di Luca Giordano. Purtroppo nel 1861 il monastero fu soppresso e le sue ospiti furono dislocate in altre sedi, cambiando destinazione d’uso al complesso. Ad oggi le due chiese si uniscono in un unico complesso museale, all’interno del quale è possibile visitare il prestigioso Museo Diocesano e la sua celebre collezione composta da importanti artisti dell’epoca, quali Luca Giordano, Paolo de Matteis, Andrea Vaccaro, il fiammingo Teodoro d’Errico, Francesco Solimena, e molti altri ancora. In questo modo il percorso più antico, medievale, e quello più recente, barocco, si completano, tracciando un percorso che attraversa la storia dell’arte napoletana e la fede.
Largo Donnaregina 1
https://www.museodiocesanonapoli.com/complesso-monumentale-donnaregina/donnaregina-nuova/
CERTOSA DI SAN MARTINO
Ad annoverarsi tra le chiese di Napoli da visitare assolutamente, c’è la Certosa di San Martino, nato nel 1325 grazie all’architetto e scultore Tino di Camaino. Nel corso di cinque secoli, il complesso religioso si rinnovò diverse volte, ma è nel 1581 che si diede avvio ad un grandioso progetto di ampliamento e di trasformazione, affidato all’architetto Giovanni Antonio Dosio che lasciò l’austero aspetto gotico per cedere il passo alle raffinatezze barocche. Nel Seicento iniziò la collaborazione con l’architetto Cosimo Fanzago che trasformò le decorazioni geometriche tradizionali in composizioni animate da frutti, fogliami, volute stilizzate, dai grandi effetti cromatici e volumetrici. Intorno al 1799 il complesso subì diversi danni a causa della rivoluzione e venne occupato dai francesi, il cui sovrano optò per la soppressione dell’ordine religioso perché accusato di avere simpatie per il versante repubblicano. Successivamente, venne revocata la soppressione e furono riammessi, ma nel 1812 l’edificio fu abbandonato e adibito a ricovero per gli invalidi di guerra – Casa degli Invalidi di Guerra – fino al 1831, quando fu nuovamente lasciato per degli importanti restauri. Una volta soppressi tutti gli ordini e divenuta proprietà dello Stato, la Certosa si trasformò in un museo per volere di Giuseppe Fiorelli che intende raccontare la storia della città di Napoli e di capitale dei Regni meridionali, annettendola al Museo Nazionale e aprendo le sue porte al pubblico nel 1867. Il prestigioso ex-monastero gode di una vista mozzafiato sul Golfo di Napoli, ma non è la sola bellezza che si può ammirare perché passeggiando si incontrano grandi capolavori realizzati dai grandi nomi della storia dell’arte, come Ribera, Lanfranco e Luca Giordano.
Largo S. Martino 5
https://www.beniculturali.it/luogo/certosa-e-museo-di-san-martino
CHIESA DI SAN GREGORIO ARMENO
Fra i complessi religiosi da visitare assolutamente a Napoli c’è la Chiesa di San Gregorio Armeno, fondato nel VIII secolo dalle monache basiliane in fuga da Costantinopoli con l’avvento dell’iconoclastia. A costruirla fu Giovan Battista Caravagna e Giovan Vincenzo Della Monica nel XVI secolo, e conclusa nel 1580. Le cromie verdeggianti e dorate che avvolgono l’interno della chiesa sono dominate da un maestoso soffitto ligneo, opera del fiammingo Teodoro d’Errico e della sua bottega. La vita di San Gregorio, invece, è celebrata nella controfacciata con affreschi realizzati da Luca Giordano nel 1684, al quale furono affidate anche le decorazioni della cupola. Le cantorie degli organi in legno e cartapesta portano la firma di Nicolò Tagliacozzi Canale. Nelle diverse cappelle si susseguono diverse opere di importanti artisti attivi tra il XVI e il XVII secolo, quali Cornelis Smet, Pacecco De Rosa, Francesco de Maria, Paolo De Matteis e Nicolò De Simone. Tra gli affreschi settecenteschi non si possono perdere quelli firmati da Giacomo del Po che si snodano sulla scalinata di accesso alla chiesa. Infine, all’interno del Chiostro è possibile passeggiare e ammirare il gruppo di sculture raffiguranti Cristo e la Samaritana al pozzo di Matteo Bottegliero.
Via San Gregorio Armeno 1
https://www.campaniacrbc.it/portal/generaDettaglio.do?idPagina=20H708&tipoScheda=LC
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